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ALITALIA E' SALVA, PECCATO CHE STA CADENDO! 
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Messaggio ALITALIA E' SALVA, PECCATO CHE STA CADENDO!
30 Agosto 2008
Alitalia: i capitani coraggiosi




La cordata preannunciata da Berlusconi in campagna elettorale dopo tanti mesi è finalmente realtà. Voglio segnalare, affinché tutti li conoscano, un breve profilo di alcuni tra i “capitani coraggiosi” che piloteranno Alitalia fuori della crisi.

Roberto Colaninno
Da manager diventa imprenditore senza capitali. Conquista Telecom facendo debiti. Insieme a Gnutti e Consorte non hanno soldi necessari, ma agganci politici: le banche concedono mega prestiti milionari e con un sistema di scatole cinesi conquistano il 51% di Telecom. Hopa (controllata al 51% da Colaninno e Gnutti, con dentro Monte dei Paschi di Siena, Unipol e Fininvest, nel miglior spirito bipartisan) possiede il 56,6% di Bell (oscura società con sede nel paradiso fiscale del Lussemburgo). Bell controlla il 13,9% di Olivetti, che possiede il 70% di Tecnost, che controlla il 52% di Telecom. Praticamente Colaninno e soci controllano Telecom detendone solo il 1,5%. C’è il dubbio che il controllo di Bell su Olivetti sia avvenuto per effetto di notizie riservate di Colaninno (reato di incidere trading, che tuttavia la Consob non ha accertato). Il Financial Times parla di “rapina in pieno giorno”. Telecom viene gestita così bene che dopo due anni affoga nei debiti, ma Colaninno riesce a venderla a Tronchetti Provera (Pirelli) e a Benetton, con una plusvalenza di 1,5 miliardi di Euro (praticamente esentasse). Naturalmente i veri sconfitti sono i piccoli azionisti della società. Nel 2005 la Consob lo condanna al pagamento di una sanzione per conflitto d’interessi.

Marco Tronchetti Provera
Subentra a Colaninno e lascia nel 2006 dopo aver causato danni disastrosi alla società (il titolo crolla) ed ai piccoli azionisti. Certo anche lui come azionista ci rimette (circa 100 milioni di euro), ma ne incassa 295, tra stipendi e stock options.

Carlo Toto
Parte dall’azienda di famiglia, la Toto costruzioni, che sotto la sua guida di Carlo negli anni '60 non perde una commessa da amministrazioni pubbliche (come le Ferrovie) ed enti locali abruzzesi. Carlo Toto è di casa all'Anas e piano piano passa dai semplici rifacimenti stradali alla costruzione di ponti, gallerie e corsie. Tutto fila liscio fino al 1981, quando lo arrestano con un funzionario Anas in una delle poche indagini pre-mani pulite. L'accusa per falso riguarda l'appalto del ponte sul fiume Comano (crollato nel giugno del 1980). Nel 1988 arriva la condanna in appello con i benefici di legge. Patteggia 11 mesi di condanna per le mazzette pagate per l'appalto di un mega-parcheggio. Nel giugno ‘94 comprò il suo primo Boeing a un fallimento per quattro milioni di dollari. Anche grazie a quel Boeing, che poi fu rimesso a nuovo dalle officine Lufthansa, Toto finì per firmare un preziosissimo accordo di partnership - era il 2000 - con la compagnia tedesca. Al matrimonio con Lufthansa Toto portava una dote ricca: Air One aveva occupato sistematicamente tutte le rotte nazionali «trascurate» da Alitalia. Quando tuttavia Toto si propone come acquirente di Alitalia, le banche che avrebbero dovuto sborsare 2 miliardi di euro, manifestano scarsa fiducia nell’operazione. Vanta una grande amicizia con il segreterio generale della Cisl Bonanni, uno di quelli che ha detto "no" all'accordo con Air France.

Francesco Bellavista Caltagirone
Lo troviamo socio di Hopa, sembra con i finanziamenti erogati dalla ex Popolare Lodi alla società off shore Maryland, utilizzata in passato anche per comprare Rcs e titoli della stessa Popolare Lodi. Risulta indagato nell' inchiesta sull' aggiotaggio Antonveneta. Insieme a Sergio Billè (già Presidente di Confcommercio) risulta coinvolto nelle vicende che riguardano il “furbetto del quartierino” Stefano Ricucci.

Gilberto Benetton
Partecipa con Tronchetti Provera all’operazione Telecom, acquistata da Colaninno. Nel 1999 acquista l’altra grande azienda pubblica privatizzata, cioè la società Autostrade. Anche in questo caso l’operazione avviene attraverso il debito, che poi dovrebbe essere pagato dalla nuova “gallina dalle uova d’oro” (Autostrade appunto). Nel 2005 la società insieme ad Argofin di Marcellino Gavio entra in Impregilo, alla vigilia della gara per il Ponte di Messina.

Marco Fossati
La Star è l’azienda storica della famiglia. La finanziaria Findim entra nel giro Telecom, quando Tronchetti Provera lascia. Si dichiara convinto che la società nei prossimi due anni migliorerà fortemente. Si fa portatore di un piano alternativo per il rilancio Telecom, che prevede l’ingresso nella società di Mediaset. Per convincere Silvio Berlusconi, Fossati ha addirittura portato Alierta (della spagnola Telefonica socia di telecom) ad Arcore appoggiandosi al lavoro diplomatico di Alejandro Agag, genero dell´ex premier spagnolo Aznar ed ex segretario del Ppe, e di Flavio Briatore, entrambi amici del Cavaliere. Gli stessi uomini che tre anni fa fiancheggiavano la scalata di Stefano Ricucci al Corriere della Sera. Ma intanto il titolo scende.

Marcellino Gavio
I suoi successi “autostradali” prendono le mosse dai rapporti politici, in particolare con il Partito Socialdemocratico di Romita e Nicolazzi. All’epoca del Ministro Prandini (pluricondannato) ottiene mille miliardi di appalti pubblici. Nel 1992 il suo amministratore delegato Bruno Binasco è stato imputato in processi per corruzione (è stato infine condannato insieme a Primo Greganti per finanziamento illecito ai partiti, nell'ambito dei processi di Mani Pulite). Su di lui nel 1992 fu spiccato un mandato di cattura, per presunte tangenti a Gianstefano Frigerio, segretario regionale DC, riguardo l'appalto per l'allargamento della Milano-Genova. Gavio si rifugiò all'estero, a Montecarlo, fino al settembre '93, fino a quando decise di presentarsi ai giudici di Milano, dove si salvò grazie alle solite prescrizioni. Interessanti le intercettazioni con il Ministro Lunari ed Emilio Fede: dimostrano il suo metodo di lavoro. Risulta indagato, insieme a Ugo Martinat, nelle vicende della Torino-Lione. Attraverso Argofin controlla un terzo di Impregilo, in cui entra poco prima dell’appalto per il Ponte di Messina.

Salvatore Ligresti
Chiacchierato per i suoi presunti rapporti con la mafia, è finito in carcere per l'inchiesta Mani Pulite e condannato a 2 anni e 4 mesi di reclusione. Speculatore su aree edificabili, di lui si sa che passava le mazzette direttamente a Craxi propria manu e che è stato più volte salvato dalle grandi banche, prone la potere politico. Il suo ex rivale in affari Berlusconi lo nomina nel luglio 2004 amministratore delegato della Rcs Media Group, che controlla il Corriere della Sera, guarda caso. Insieme a Gavio e Benetton è socio di Impregilo, coinvolta nella vicenda dell’appalto per il Ponte di Messina.

Salvatore Mancuso
Nel 2007 la sua nomina alla Presidenza del Banco di Sicilia, con il consenso di Totò Cuffaro e le congratulazioni di Francesco Musetto, viene salutata come un evento. Ma di li a poco dovrà dimettersi. Ma il suo fondo Equinox, con sede in Lussemburgo, è presente in molte operazioni discutibili. Così Mittel, finanziaria guidata da Giovanni Bazoli (presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo), e il fondo Equinox di Salvatore Mancuso hanno sottoscritto un accordo con Banca Mps e Banco Popolare, creditrici di Fingruppo, per liquidare in bonis Hopa, la società della galassia del finanziere bresciano Emilio Gnutti - finito in disgrazia in seguito alla calda estate dei furbetti del quartierino, anno 2005, quando fu coinvolto nella vicenda giudiziaria delle scalate bancarie e delle intercettazioni telefoniche - e degli imprenditori a lui vicini. Qualche giorno prima di partecipare alla cordata Alitalia acquista il 65% di Air Four, compagnia aerea executive con sede a Milano.

Claudio Sposito
E’ uno degli uomini chiave del salvataggio di Fininvest dal fallimento all’inizio deglia anni ’90.All’epoca operava come plenipotenziario italiano per conto della banca d’affari Morgan & Stanley ed il rapporto con Berlusconi divenne così solido che nel 1998 diventerà amministratore delegato di Fininvest. Nel 2003 ritroviamo Sposito ed il suo fondo Clessidra ad operare con Gnutti, Presidente di Hopa, con l’intervento di Mediobanca. Sposito controlla oggi ADR, che gestisce gli aeroporti di Roma.

Emilio Riva
E’ il re italiano dell’acciaio. Non è sconosciuto alla giustizia, che lo ha condannato per il reato di inquinamento della Ilva Siderurgica prima a Genova e ora a Taranto. Inoltre nel 2006 veniva riconosciuto colpevole di frode processuale e tentata violenza privata nei confronti di numerosi dipendenti di Taranto. Pene mai scontate grazie ai vari indulti e sconti. Il suo metodo di lavoro è la privatizzazione dei guadagni e la socializzazione delle perdite: In una lettera al Governo del 14 dicembre Emilio Riva avverte che l'eventuale riduzione delle emissioni di anidride carbonica comporterebbe "la necessità di fermare parte significativa degli impianti in uso. Il personale - afferma - colpito da tali riduzioni non potrebbe essere inferiore, anche nell'ipotesi più conservativa, alle quattromila unità".

Molti degli imprenditori coinvolti risultano legati dal “filo rosso” della vicenda Telecom, che dunque merita nuovi e ulteriori approfondimenti. Molti degli imprenditori sono stati condannati, in più di un caso per vicende di tangenti e corruzione. Quasi sempre hanno fatto i loro affari a debito, cioè grazie a prestiti delle banche. In particolare di una e così sono debitori di Banca Intesa. Sarebbe interessante conoscere l’entità del prestito. Non è che in realtà Banca intesa stia soltanto cercando di recuperare i suoi crediti? Molti di loro sono Cavalieri del Lavoro. Nel sito ufficiale si legge che “Gli imprenditori insigniti di questa onorificenza, dalla sua istituzione ai nostri giorni, rappresentano l'élite imprenditoriale del paese e che “L'Ordine al "Merito del Lavoro" premia l'insignito non solo per una specifica attività intrapresa, ma lo vincola ad un impegno etico e sociale volto al miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro del paese”. Complimenti!

C’è qualcuno che si aspetta che imprenditori siano mossi dall’intento di rendere un servizio alla collettività?

C’è qualcuno che non pensa che, comunque vadano le cose, alla fine usciranno dalla vicenda con la loro brava e ingente plusvalenza?


le informazioni sono state prese dal sito dell' Italia Dei Valori


domenica 31 agosto 2008, ore 12:42
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Sicuramente sarà lui.

Cmq sono pienamente d' accordo con te: ciò che non produce si chiude e basta! :evil:


domenica 31 agosto 2008, ore 13:31
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quando alla fiat gli hanno tolto i finanziamenti "ricatti", invece di grattarsi come prima, si è data da fare e dalla marea (che è una buona macchina, ma sicuramente non può essere un "ammiraglia") è passata ai vertici del mercato internazionale.

gli italiani non possono pagare le negligenze e gli interessi degli altri, se è così tanto importante l ' alitalia, non si salva! ma si riduce e si rende un azienda con un profit e con una linea commerciale ragionevole...tutto il contrario che si è fatto fino ad oggi e che si farà anche domani perchè le cose non cambieranno. Anzi....


il tempo mi darà ragione


domenica 31 agosto 2008, ore 17:56
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gianiro ha scritto:
Avrei preferito chiuderla piuttosto che REGALARLA ai Francesi che erano bramosi di prendersela.


=D> =D> ....bellissimo ragionamento.....complimenti.....

inanzitutto non era un ''REGALO'' il regalo lo stanno facendo adesso a colaninno mercegaglia e gli altri ........dandogli solo l'azienda ''sanata'' e la parte di azienda con i debiti??? allo statto....sopra le spalle dei cittadini..........

ma d'altronde da un governo di merd* che cosa mi voglio aspettare?

p.s. colaninno lui è solo uno ce ne' il presidente della piaggio

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domenica 31 agosto 2008, ore 21:13
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gianiro ha scritto:
innanzitutto l'alitalia non verrà regalata ma venduta alla nuova cordata. Con i soldi ricavati si provvederà allo smantellamento della vecchia zavorra. Reagalare (190mln di euro era regalata), all'airfrance, avrebbe significato regalare alle compagnia francese anche tutte le rotte alitalia. Fidatevi se vi dico che era una porcata.


quello in neretto lo sai solo tu........ah dimenticanza grave nel post precedente.....giani' che ne dici degli 8000(ottomila) esuberi? con il piano airfrance sarevvero stati solo 3000(tremila) ...

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domenica 31 agosto 2008, ore 21:34
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Bah....non credo in questa cordata di imprenditori italiani


domenica 31 agosto 2008, ore 21:38
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“Missione compiuta”, ha detto l’altro giorno il Presidente del Consiglio Berlusconi a proposito di quello che lui ha definito “salvataggio Alitalia”. Alla faccia del salvataggio. Ieri il Consiglio di Amministrazione della compagnia ha dichiarato lo “stato di insolvenza” che vuol dire portare i libri in Tribunale. Un fallimento insomma. Certo, non sul piano formale del tecnicismo giuridico, ma sul piano sostanziale è proprio così.

Anzi peggio: il Governo Berlusconi ha emanato un apposito decreto legge (pomposamente chiamato “Marzano bis”) in cui ha previsto che – a differenza delle normali procedure di insolvenza – i beni, il patrimonio e le attività di Alitalia (es. aerei, strumentazione, immobili etc.) possono essere venduti subito, anche “a spezzatino”, senza nemmeno esplorare la possibilità che ci possa essere qualche acquirente – tipo fare Air France qualche mese addietro –disposto a rilevare l’azienda e, quindi, a salvaguardare sia la funzionalità della stessa sia il posto di lavoro ai dipendenti.

Anzi peggio ancora: ha espressamente previsto che il neo Commissario straordinario, l’ex Ministro del Governo Prodi Augusto Fantozzi (un altro transfuga opportunista che, come Giuliano Amato, si è messo pure lui “a disposizione del nuovo padrone”) possa, da subito, cedere, vendere, affittare (insomma farci quello che vuole) i beni, le attività ed i rami d’azienda produttivi, il tutto a “trattativa privata”, cioè nel chiuso di una stanza come se fosse roba propria. Certo, il decreto dice che il “prezzo non deve essere inferiore a quello di mercato”, ma anche questa “accortezza” è un’altra presa in giro. Di “quale mercato parliamo” se il bene da vendere è uno solo e la vendita avverrà una ed una sola volta? L’unico modo per avere un “prezzo di mercato” è fare una vendita a “gara pubblica”, in modo da sapere se ci sono due o più acquirenti disposti a gareggiare fra loro al miglior prezzo.

Ancora peggio: il decreto Berlusconi-Marzano prevede– udite, udite – “l’esonero di responsabilità degli Amministratori e dei Sindaci di Alitalia e di tutte le società controllate (una miriade) per tutti gli atti posti in essere dal 18 luglio 2007 all’entrata in vigore del decreto legge”. Insomma, Berlusconi – imparata la lezione che si possono fare le leggi ad personam – ha esteso questo concetto: non più solo per sé, come è avvenuto per il lodo Alfano, ma anche per altre specifiche persone nominativamente indicate. Chi non vorrebbe fare il manager a queste condizioni. E gli eventuali creditori (fornitori, dipendenti, piccoli azionisti etc.) che sono stati “gabbati” con chi se la devono prendere?

Peggio, peggio ancora: è stato previsto che gli unici creditori ammessi al fondo di garanzia (per quel poco che può coprire) sono gli azionisti e gli obbligazionisti di Alitalia. Il solito vizio berlusconiano di fare leggi incostituzionali. Qualcuno dovrebbe spiegargli che – così facendo - egli ha violato il principio della “par condicio creditorum” e, quindi, la normativa emanata ha pure rilevanti profili di incostituzionalità.

Il peggio del peggio: il “decreto-truffa” – perché di truffa si tratta, dapprima elettorale ed ora imprenditoriale – prevede “l’esclusione della responsabilità dell’acquirente per i debiti sorti prima del trasferimento”. Traduzione: quei furbacchioni di compratori che acquisteranno i beni aziendali, i rami di azienda attivi e gli altri “spezzatini appetitosi” rinvenienti dallo “spacchettamento” di Alitalia non dovranno preoccuparsi che qualcuno un giorno possa chiedere loro di pagare i debiti o i pegni o le ipoteche gravanti su tali beni o attività. Loro comprano già e subito “al netto”, senza alcun rischio aziendale.

Già ma chi paga tutto questo, soprattutto chi paga l’indebitamento di circa 1 miliardo e duecento milioni di euro in cui versa la compagnia e chi paga i 300 milioni di “prestito-ponte” fortemente richiesto da Berlusconi prima delle elezioni per poter trovare – così disse lui – un buon compratore nostrano di Alitalia? Nessun problema: paga “Pantalone”. Pagano cioè tutti gli italiani, in quanto questi debiti – anzi, tutti i debiti, anche quelli che ancora non si conoscono – saranno a carico delle casse dello Stato, vale a dire dei cittadini contribuenti. A carico loro saranno anche i “7 anni di cassa integrazione” previsti per il personale in esubero, ovvero circa 6-7 mila dipendenti.

E chi ci guadagna? Il fior fiore degli imprenditori italiani, anzi degli imprenditori “all’italiana”, che poi sono per lo più ben noti alle cronache: alcuni riciclati di Mani Pulite, alcuni finanzieri d’assalto a cui non frega niente di far volare gli aerei ma interessa il business che ci gravita attorno, palazzinari alla ricerca di aree intorno agli aeroporti e dietro le compagnie di bandiera. Tutti accomunati da un unico desiderio: fare affari, profittando della “cuccagna” che viene loro offerta, con la garanzia anticipata che non dovranno nemmeno rispondere alla giustizia un domani – né civilmente né penalmente - alla faccia di quella che una volta si chiamava “bancarotta preferenziale” e che ora, di fatto, nel nostro caso viene abolita “a futura memoria”.

fonte www.antoniodipietro.it

p.s. per dipietro... =D> mi sono maledettamente pentito di vaer votato veltroni...queste cose le dovrebbe gridare lui...

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domenica 31 agosto 2008, ore 21:40
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purtroppo chi non fa politica dall' interno non poteva saperlo, ma l' unico voto xso alle ultime elezioni è stato quello dato al PD, ombra di Berlusconi nella politica e nel governo... ma qui parliamo di alitalia, un ' azienda che ha i prezzi più alti d' italia ma anche i debiti più alti d' italia...


domenica 31 agosto 2008, ore 21:59
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perplesso anche io. Una azienda fallita, con dirigenti che anziche essere puniti vengono promossi a dirigenti di altre aziende, con debiti che non avrebbero consentito a nessun altra azienda di poter operare. Sarà la compagnia di bandiera, e a me fa piacere che l'italia ne abbia una, ma salvare l'insalvabile per mantenere una bandiera un pò lurida e sbiadita mi sembra un passo un pò violento, soprattutto a fronte di molti piccoli imprenditori che invece hanno lo stato come nemico e comunque riescono a mantenere livelli produttivi di un certo rilievo, ma non sono di bandiera...
Non ho molte competenze in materia, questa è un osservazione da profano, starò a guardare... l'impressione comunque non è piacevole!

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"Le masse popolari in Europa,non sono contro le masse popolari in Africa.
Quelli che sfruttano le risorse in Africa,sono gli stessi che sfruttano l'Europa.
Abbiamo un nemico comune ! " (Thomas Sankara)
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lunedì 1 settembre 2008, ore 10:15
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gianiro ha scritto:
RAZIO ha scritto:
gianiro ha scritto:
innanzitutto l'alitalia non verrà regalata ma venduta alla nuova cordata. Con i soldi ricavati si provvederà allo smantellamento della vecchia zavorra. Reagalare (190mln di euro era regalata), all'airfrance, avrebbe significato regalare alle compagnia francese anche tutte le rotte alitalia. Fidatevi se vi dico che era una porcata.


quello in neretto lo sai solo tu........ah dimenticanza grave nel post precedente.....giani' che ne dici degli 8000(ottomila) esuberi? con il piano airfrance sarevvero stati solo 3000(tremila) ...


Una volta pssati air france e dopo il vincolo contrattuale di 3 anni, potevano fare quello che volevano.
Gli esuberi alla fine saranno 4000, ma nessuno ovviamente perderà il posto.
D'altronde i dipendenti alitalia sono troppi e lo vedo tutti i giorni.
Gli è piaciuto farsi sperti andando in giro a fare la "stecca" agli altri operatori aeroportuali che si spaccavano il culo? Ora pazienza, dovranno cominciare a lavorare e non a fare i fighetti.[/quote]

NON PENSO PROPRIO CHE AVRANNO DI QUESTI PROBLEMI..
SARANNO MANTENUTI DALLO STATO E NELLA PEGGIORE DELLE IPOTESI ASSUNTI IN QUALCHE ALTRO ENTE STATALE..

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IL PALMARES NON SI PRESCRIVE

[Una volta a Pietro Secchia] Cos'ha fatto ieri la Juve? [...] E tu pretendi di fare la rivoluzione senza sapere i risultati della Juve? (Palmiro Togliatti)


lunedì 1 settembre 2008, ore 20:00
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Il Governo ha il dovere di chiarire al Parlamento, con la massima urgenza, come e se saranno restituiti al Paese i 300 milioni di euro dati ad Alitalia nell'aprile scorso.

Se il Commissario Augusto Fantozzi dovesse liquidare ciò che resta di Alitalia per una cifra che, secondo fonti stampa si aggira poco al di sopra dei 300 milioni, ma che sara' solo sulla carta visto che si trattera' di una somma destinata a deconsolidare il debito che si accolleranno i nuovi acquirenti, che ne sara' dei 300 milioni dell'aiuto di Stato mascherato da prestito ai quali vanno aggiunti i 450 milioni dei bond Alitalia? Il Tesoro si troverebbe con un ammanco di 750 milioni di euro, ai quali poi si dovranno aggiungere altri 180 milioni per far fronte agli ammortizzatori sociali destinati agli esuberi. Insomma il costo di questa operazione, per ora di 930 milioni di euro, viene scaricato, come al solito, sulla collettivita' .

Allora chiedo: da un lato al Governo di chiarire con urgenza al Paese e al Parlamento come pensa di recuperare i 750 milioni e dove prenderà gli altri 180 per gli ammortizzatori sociali; al collega del PD Matteo Colaninno, in apero conflitto d'interessi, chiedo di voler sensibilizzare il padre Roberto Colaninno affinchè fornisca da un lato garanzie ai lavoratori per salvaguardare i livelli occupazionali e dall'altro garanzie ai piccoli investitori di Alitalia per garantire un concambio paritario di azioni con la nuova compagnia e, infine, al collega del PDL Daniele Toto, anche lui forse in imbarazzo per il favore che il Governo fara' allo zio Carlo Toto che con l'operazione Fenice si libererebbe dei 3000 dipendenti di AirOne e del debito degli aerei da lui gia' acquistati e che passerebbero alla nuova Alitalia, di chiedere allo zio Carlo quali garanzie intende assicurare con il suo ingresso in CAI ai lavoratori di Alitalia che saranno licenziati per far posto ai nuovi provenienti da AirOne?

In questo scenario di conflitti di interessi palesi il PDL-PD di Veltrusconi tace. A rimetterci sono i cittadini e i lavoratori di Alitalia.

tratto da IDV


giovedì 4 settembre 2008, ore 19:21
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gianiro ha scritto:
Premesso che i lavoratori Alitalia non c'hanno mai rimesso e mai ci rimetteranno e che noi cittadini gli paghiamo lo stipendio da diversi anni mentre loro giocavano allo sciopero per chiedere aumenti assurdi ed immeritati, non credo a Di Pietro.


certo non credi a dipietro tu credi a ''Il giornale''... :roll:

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il problema alitalia è il problema della grande industria italiana ....................................................... si privatizzano gli utili e si socializzano le perdite.

dovrebbero tutti imparare dalle piccole imprese il modo sano di gestire senza "paracadute" statali.

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Hai ragione Francesco !!! cmq non credo in questa iniziativa del Cavaliere è da 6 mesi che dice che c'è queste cordata di imprenditori...ma mi sa è tutta una bufula oggi leggo che la proposta di Air France ha un valore maggiore di questi 4 imbroglioni che parlando dell'orgoglio italiano ci prendono per culo...

http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLi ... iew=Libero


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