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Ai soli Bianconeri DOC (NO scassap...e produttori di OT) 
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Messaggio Ai soli Bianconeri DOC (NO scassap...e produttori di OT)
In questo topic, metterò e spero metterete i + bei articoli dedicati alla vecchia signora di ogni genere e su ogni tema ma che siano articoli particolari..
Per i commenti e le sciarre ci sono altri topic, tipo la casa bianconera ecc..

inizio con un articolo di Mughini che mi è piaciuto anche se io sono per l'avvento di Ciro il Grande:

"Se anche la mia Juve si comporta come un Inter qualsiasi..."di Giampiero Mughini

Quasi ogni settimana di calcio che Dio manda in terra, io invio un sms lapidario a Giovanni Cobolli Gigli, presidente della Juventus e persona squisitissima. Dopo pochi minuti lui mi risponde.
Lunedì sera, e dopo aver saputo che Claudio Ranieri non era più l’allenatore della Juve, gliene ho mandato uno così:"Non sono d’accordo". Dopo due minuti è arrivata la sua risposta, e cioè che a conclusione della sciagurata partita della Juve contro l’Atalanta le facce dei giocatori juventini, laggiù negli spogliatoi, la prospettiva del quarto posto ce l’avevano stampata addosso.
Stampata in faccia la prospettiva della sconfitta, il panico, la dismissione nervosa. Il quarto posto nel torneo significa mettere a grave rischio la qualificazione in Champions, significare fare vacanze più brevi e dunque crollare dalla stanchezza a due terzi del torneo (com’è avvenuto quest’anno).
Significa mettere a rischio 15-20 milioni di euro di incassi, e questo in una società che sacrosantemente bada ogni volta a come spende mille euro.
E dunque, tra domenica sera e lunedì mattina, ecco che è arrivata la mossa della disperazione. L’umiliazione di un allenatore che aveva meritato e che è stato eletto a capro espiatorio.
Non sono d’accordo.
"Questa è una Juve che si sta comportando come un Inter qualsiasi" m’ha scritto per sms il romano Stefano Discreti, che è il vero tifoso juventino numero 1 d’Italia per quanto ne sa di calcio e ne ragiona elegantemente.
Per quel che mi riguarda, lo ribadisco a Claudio Ranieri mando uno speciale saluto per quello che ha fatto in casa Juve nel tempo della difficilissima ricostruzione dopo lo tsunami dell’estate 2006.
Non era stata una punizione sportiva nel senso di togliere una singola vittoria, nel senso di punire un episodio e basta così. Era stata una distruzione sistematica e totale.
Cassato il miglior gruppo dirigente della storia del calcio moderno. Costretti alla fuga dalla maglia bianconera i giocatori che avevano partecipato alla finale della Coppa del Mondo del 2006.
Una società che s’era trovata con un budget ai limiti dell’abisso e che non poteva dire di no a un giocatore nomade e mercenario come Ibra che se ne voleva andare a raccogliere più gloria e più soldi altrove.
Peggio di tutto, una proprietà che non aveva difeso neppure con una parola la sua storia e le sue vittorie, e dunque una società che manifestava di avere una forza politica zero e che come tale ne sarebbe stata trattata e ne è trattata, fino all’offesa di dover giocare a porte chiuse perchè il suo pubblico s’era prodotto in grida belluine contro Mario Balotelli. Grida belluine certo, come se ne sentono negli stadi in tutta Italia. E allora quella volta che il pubblico udinese gridò un "Devi Morire" ad Alex Del Piero che stava uscendo in barella, che provvedimenti bisognava prendere contro quelle bestie?
La Juve che si comporta come una provinciale da due soldi, quelle società che un milione di volte abbiamo irriso perchè congedavano i loro mister a poche giornate dalla fine. E’ successo anche questo, purtroppo. Anche questo.
E adesso c’è Ciro Ferrara che siede sulla panchina.
Uno dei nostri, uno che la razza juventina ce l’ha stampata in faccia, uno di quelli che ha raccimolato tutti i trofei al tempo delle nostre vittorie. Un Ferrara per due giornate o un Ferrara anche per il futuro?
A dirlo così a me va benissimo che Ciro il Grande resti.
A me va benissimo che si scelga un allenatore giovane e debuttante. Quel che avevano fatto Giampiero Boniperti e Luciano Moggi con il Trap e con Marcello Lippi. Se poi dovesse venire Antonio Conte, va benissimo anche per lui e per le stesse ragioni.
Beninteso nessun mister fa i miracoli. Lippi o Arrigo Sacchi o Fabio Capello hanno vinto con squadre zeppe di campioni, non con Grygera e Poulsen. Non c’è Rambo che tenga contro il fatto che Alex viaggia sui 34 anni abbondanti e l’immenso Pavel Nedved oltre i 36.
La Juve di oggi, Diego compreso, non è una squadra da primati. Roma non si è fatta in un giorno.
Alla Juve di oggi manca tutto, la rosa, un gruppo dirigente esperto e implacabile come lo erano quelli della Triade, i denari da spendere in abbondanza.
Manca la forza politica, che si esprime anche nel poter fare una sfuriata contro un arbitro la cui prestazione è stata al di sotto della decenza.
La forza politica dell’Inter attuale sta anche nel fatto che il suo mister può prendere a pesci in faccia chiunque per poi esser invitato da Piero Chiambretti e fare prestazioni massmediatiche degne di un Walter Chiari. Lo dico con grande ammirazione nei suoi confronti.
E del resto io me le ricordo le prestazioni di Luciano Moggi quando entrava in uno studio televisivo, anna fa, e tutti erano ai suoi piedi al modo di uno zerbino.
Dio quanti anni sono passati.....

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martedì 26 maggio 2009, ore 18:25
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Messaggio Re: Ai soli Bianconeri DOC (NO scassap...e produttori di OT)
=D> =D> =D> =D> =D>
revival

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martedì 26 maggio 2009, ore 23:07
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Messaggio Re: Ai soli Bianconeri DOC (NO scassap...e produttori di OT)
Non so a voi,ma a me fa morire da ridere 'sto video

http://video.libero.it/app/play?id=74b83b39da4e11889d10e2e276fa2c67

troppo forte Mughini! 8)

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venerdì 29 maggio 2009, ore 14:31
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Messaggio Re: Ai soli Bianconeri DOC (NO scassap...e produttori di OT)
FURIA CEKA
Pavel Nedved nasce a Cheb, vicino Praga, il 30 Agosto 1972; comincia a giocare da piccolissimo e diventa l’idolo prima di Cheb e poi di Praga, giocando in una delle più forti squadre a livello nazionale, lo Sparta Praga. Comincia come attaccante, per poi riciclarsi come centrocampista, fino a trovare la giusta posizione, che gli permette di segnare molti goals; nel frattempo, non dimentica lo studio e diventa geometra.
La sua esplosione a livello mondiale avviene al Campionato Europeo in Inghilterra nel 1996; la squadra ceca si arrende solamente in finale alla Germania Ovest, dopo aver deliziato con il suo splendido gioco. Sia la Lazio che il Psv Eindhoven vogliono ottenere il cartellino di Pavel ed è la squadra romana a vincere questo scontro di mercato; Pavel diventa, così, un giocatore biancoceleste. Durante la sua prima stagione italiana, segna 11 goals e diventa ben presto uno dei giocatori più amati dai tifosi laziali. Nella sua seconda stagione laziale, Pavel vince il suo primo trofeo, la Coppa Italia, e poi consegna nella bacheca laziale anche la Supercoppa Italiana, grazie anche ad un suo goal.
La terza stagione nella Lazio è difficoltosa; infatti, a causa di un doppio infortunio, è costretto a perdere quasi tutto il campionato per un lunghissimo recupero. Ma Nedved riesce anche questa volta a lasciare un segno indelebile alla stagione biancoceleste, siglando, con un tiro fantastico, il goal della vittoria della Coppa delle Coppe, il 19 Maggio 1999 nello stadio di Birmingham, contro il Maiorca. Nedved viene richiesto dall’Altetico Madrid, che gli ha offre un contratto di gran lunga superiore rispetto a quello della Lazio, ma Pavel rifiuta, ribadendo la sua volontà di rimanere e Roma. E, nella stagione successiva, riesce a vincere sia la Supercoppa Europea, contro il Manchester United, sia a laurearsi Campione d’Italia !!!
Ad agosto del 2000 riesce ad ottenere finalmente il passaporto comunitario e rifiuta una principesca offerta del Manchester United di 12 miliardi netti all’anno per quattro anni, nonostante a Roma ne guadagni meno della metà.
Quando, nell’estate del 2001, Pavel sbarca a Torino, è un ventinovenne al culmine della gloria, che ha bisogno di trovare ulteriori motivazioni per diventare ancora più grande di quanto possa esserlo in quel momento. La Juventus, nuovamente, “lippiana” ha il passo della capolista ed in mezzo al campo può contare sul più versatile dei campioni; Pavel, infatti, è capace di difendere contrastando con grinta, come di attaccare rifinendo o tentando la sorte con soluzioni balistiche sempre più ambiziose. Ci mette un po’ a rompere il ghiaccio, ma dopo un gelido Juventus-Perugia, la sera del primo dicembre 2001, la sua regolarità diventa impressionante. Fino a diventare l’uomo-scudetto, il 21 aprile 2002 a Piacenza, con una rete che lo consegna dritto agli annali; la Juventus che insegue l’Inter e quel giorno capisce che, grazie a Nedved, i giochi sono tutt’altro che chiusi. Goal fantastico, nelle battute finali, e rincorsa lanciata. Finirà, come sanno tutti, quindici giorni dopo; la Juventus, che vince a Udine, sorpassa l’Inter distrutta proprio dalla Lazio.
«Quello iniziale con la Juventus, fu un periodo difficile, perché avevo cambiato completamente preparazione e modo di giocare. Alla Lazio puntavamo sul contropiede, mentre qui dovevamo attaccare e trovavamo sempre avversari chiusi. Insomma, dovevo abituarmi, capire i movimenti ed il gioco che veniva praticato. Ci ho impiegato un po’, diciamo fino a Natale; poi, grazie anche a Lippi che mi ha spostato in una posizione più centrale, mi sono trovato molto meglio ed ho cominciato ad essere me stesso. Ricordo il giorno dello scudetto come una grande soddisfazione; ero particolarmente felice anche per la doppietta del mio amico Poborski, contro l’Inter».
Il 2002-03 è un anno magico; Nedved, è ormai il trascinatore e l’idolo della folla bianconera, che gli affibbia il soprannome di “Furia Ceka”. Il secondo scudetto della sua avventura bianconera arriva quasi senza clamori, perchè i tifosi juventini, e lo stesso Pavel, sono concentrati sulla Champions League. La “Coppa dalle grandi orecchie” è un lungo, meraviglioso sogno. Nedved ha un rendimento incredibile per tutta la stagione, gioca e segna come non ha mai fatto in carriera. Ma è destino che, nella serata più bella e gloriosa, quella della semifinale di ritorno con il Real Madrid, il campione più amato non riesca a portare fino in fondo il suo meraviglioso progetto. Migliore in campo, autore dello straordinario goal che chiude la sfida, Pavel nel finale viene ammonito dall’arbitro e, diffidato, deve dare addio alla finale di Manchester. Una batosta per lui ed un gravissimo, decisivo handicap per la Juventus, che si vedrà sfuggire quella coppa ai rigori.
Ma il 2003 è comunque il suo anno; i giurati di tutta Europa lo eleggono “Pallone d’Oro”, la consacrazione di una carriera fenomenale ed, al tempo stesso, lo stimolo per programmare altri trionfi.
Torino sembra proprio essere la città adatta a chi, come lui, ha regole ferree di vita.
«Per me esiste il calcio e la mia famiglia. Non ho bisogno d’altro. A Roma vivevo fuori città, a Torino pure. Sono un cultore del lavoro, anche in vacanza cerco di organizzarmi in modo da poter mantenere la forma fisica che mi serve al momento in cui ritorno al lavoro».
Terminati gli allenamenti, le partite ed i ritiri, Pavel si dedica a 360° alla sua famiglia, alla moglie Ivana e ai due figli Ivana (4 anni) e Pavel (1 e mezzo).
«Abbiamo deciso di chiamarli così perché, quando noi non ci saremo più, esisteranno ancora un Pavel ed una Ivana che si amano».
Un pensiero profondo, speciale, per un ragazzo nato e cresciuto a Cheb, venti minuti in auto dal paese dove viveva il suo grande amore, Ivana.
«Ci siamo conosciuti quando io avevo 15 anni e lei 13. Veniva a Cheb a trovare sua nonna, prima c’è stata amicizia, poi è scoppiato l’amore. Ci siamo sposati prestissimo, avevo 21 anni», racconta con un volto che lascia trasparire una dolcezza e che, in altre occasioni, viene ben mascherata da uno sguardo a volte addirittura severo. Soprattutto quando parla del calcio, uno sport, un gioco, ma anche una professione, che Pavel ha sempre preso con grande serietà.
«Sento addosso una grande responsabilità, fin da piccolo stavo male quando perdevo una partita, avevo ed ho sempre una grande voglia di migliorarmi. Sono una persona che ama prendere sul serio tutto quello che fa, mi capitava già da ragazzino e non solo in campo sportivo. Ora poi, che sono alla Juventus, sono emozionato ed onorato. So che la mia gente si aspetta molto da me e io non voglio certo deluderla».
Il popolo ceco lo considera un vero idolo.
«Devo tanto alla mia Nazionale, perché mi ha permesso di mettermi in mostra a livello europeo e di arrivare fino qui».
Il vizio del goal, soprattutto con tiri da lontano, è proprio una delle sue caratteristiche. Luciano Moggi non gli ha risparmiato una battuta spiritosa.
«L’abbiamo comprato, così almeno la smetterà di farci goal !!!»
Una predisposizione nata quando Nedved era il più piccolo dei suoi compagni di squadra e per aggirare l’ostacolo provava a segnare da fuori area.
«Mio padre, e poi il mio primo allenatore, mi mettevano i palloni tutti intorno alla linea dell’area di rigore e da lì provavo a tirare».
Anche con la maglia della propria Nazionale è sempre un protagonista; dopo aver disputato il mondiale tedesco del 2006, annuncia di non voler più rispondere alle chiamate della Nazionale, dopo aver totalizzato 98 presenze e 18 goals.
La stagione successiva è avara di soddisfazioni; la Juventus è falcidiata dagli infortuni ed il campionato è molto deludente. Anche Pavel risente della stanchezza generale di una squadra che sta chiudendo il ciclo del suo grande condottiero, Marello Lippi.
Nell’estate del 2004 arriva Fabio Capello e, con esso, una ventata d’aria nuova; Pavel ritrova lo smalto dei bei tempi e conquista altri due scudetti da protagonista assoluto, come suo solito.
Il resto è storia recente; Pavel decide di restare alla Juventus, anche in serie B.
«Non ho mai avuto dubbi sul fatto di rimanere alla Juventus. Le offerte non mi mancavano, ma la mia famiglia ed io stiamo bene a Torino e poi devo molto a questa società ed alla famiglia Agnelli, che mi è sempre stata vicino».
Il centrocampista ha ancora forti motivazioni ed un obiettivo ben preciso.
«Credo di poter dare ancora una mano a questa squadra e lo sento come un dovere. Finiti i Mondiali ho anche pensato di smettere, capita quando sei stanco. Dopo una settimana di vacanza, però, aveva già cambiato idea e mi sono dato un compito; se dovessimo partire dalla serie B, voglio riportare subito la Juventus in A, perché è lì che merita di stare. Anche i nostri scudetti erano meritati; noi abbiamo sempre dato tutto in campo, avevamo uno squadrone ed abbiamo battuto grandi avversari, vincendo onestamente e sono fiero di questo. La sentenza ??? Alla fine a pagare è solo la Juventus e questo non è giusto, soprattutto per i tifosi ed i calciatori. La società ora deciderà se andare avanti per vie legali, ma noi giocatori intanto prepariamoci come se dovessimo partire dalla B con - 17».
La decisione di Pavel di restare assume ancor più valore se si pensa a quanto il ceco abbia sempre desiderato vincere la Champions League.
«Ci ho pensato, ma la mia Champions League ora è la serie B. Anche perché centrare la promozione partendo da -17 punti sarebbe come vincere la Coppa. Bisogna essere realisti ed ho cancellato il pensiero della Champions; non toccherà a me alzarla, ma ho comunque grandi motivazioni per riportare la Juventus in serie A».
Se già era un idolo per i tifosi, ora Pavel è un vero e proprio eroe.
«No, non mi sento un eroe. Ho semplicemente fatto una scelta di vita; per quale motivo avrei dovuto cambiare ??? Sto bene a Torino, la mia famiglia è felice ed io voglio ricambiare quanto la Juventus mi ha dato in questi anni. Altri compagni hanno deciso diversamente ??? Beh, ognuno fa le proprie scelte, anche se credevo rimanessero più giocatori. Ora mi auguro che restino tutti gli altri campioni, perché anche se partissimo dalla B, dovremo comunque affrontare una stagione difficile; ci sono campionati all’estero molto meno duri della serie B italiana. Quello che posso dire è che, in qualsiasi categoria, il mio impegno ed il mio modo di giocare saranno gli stessi».
Chiaramente, anche nella serie cadetta è un protagonista assoluto e, grazie anche alle sue grandissime prestazioni, la squadra bianconera risale immediatamente in serie A, sicura di poter ambire a qualsiasi traguardo, fino a quando la maglia numero undici sarà indossata da Pavel Nedved, la “Furia Ceka”.
«Se mi guardo alle spalle, momenti tristi non ne vedo. Forse la cosa peggiore che mi è successa è di non aver giocato la finale di Champions; però la Juventus era in campo. Anche quando penso alla retrocessione non riesco ad essere triste, perché la Juventus c’era e c’è sempre. Quel che resta, alla fine, è la felicità di giocare per la Juventus, Perché noi giocatori passiamo e la Juventus rimane. Per sempre».

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mercoledì 3 giugno 2009, ore 8:40
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Messaggio Re: Ai soli Bianconeri DOC (NO scassap...e produttori di OT)
http://www.tuttosport.com/calcio/serie_ ... iero%C2%BB

forzaaaaaaaaaaa

che ci apsettiamo!!! prendiamolo subiiiiito uno dei piu' forti centrocampisti in giro...

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mercoledì 3 giugno 2009, ore 10:21
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Messaggio Re: Ai soli Bianconeri DOC (NO scassap...e produttori di OT)
ROMA, 4 giugno - Un'intervista che farà discutere quella che rilascia Sebastian Giovinco e che domani troverete nell'edizione integrale su Tuttosport. Vive nell'oasi fortunata dell'under 21: ritiro alla Borghesiana per preparare l'Europeo di categoria. Attende sviluppi, consapevole che anche il suo nome è alcentro di richieste e trattative. Un anno negativo con Ranieri, del quale Giovinco contesta l'impostazione tattica che l'ha fortemente sfavorito alla Juve. «Il nuovo tecnico? In ogni caso spero che il nuovo allenatore faccia giocare la squadra, con uno schema che permetta di giocare la palla. Un modo di giocare più spettacolare offensivo, con tanti attaccanti. Come il Barcellona o come la Roma. Nel senso che imposti una squadra che abbia voglia di giocare la palla, indipendentemente dal modulo che adotterà. Per me è certamente meglio il 4-3-3 o il 4-3-1-2, non di certo il 4-4-2 nel quale mi facevano giocare esterno. Nell'under 21 Casiraghi mi lascia libero e qui mi sento a mio agio. Diego? Il suo acquisto fa capire che ci sarà un cambio tattico. Lui è un giocatore importante che ha portato valore aggiunto alla squadra. Non penso si possa parlare di dualismo con lui. Anzi, il cambio di modulo può avvantaggiarmi. E poi non ho paura dei campioni. Ho dimostrato di poter giocare, e bene, con Alex . Non è vero, come dicono alcuni, che puntavo sulla sua flessione per emergere. Posso giocare con Alex e potrò farlo anche con Diego...»

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giovedì 4 giugno 2009, ore 17:15
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Messaggio Re: Ai soli Bianconeri DOC (NO scassap...e produttori di OT)
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A quanto pare manca solo l’annuncio ufficiale e poi Ciro Ferrara sarà riconfermato allenatore della Juventus. Dunque l’operazione salvataggio dell’accesso diretto alla Champions League brillantemente portata a termine contro Siena e Lazio non sarà la fine bensì l’inizio della grande avventura del nuovo tecnico bianconero, imbarcato in piena tempesta ma adesso saldamente insediato al timone della nave juventina.
L’effetto Guardiola, quindi, si fa sentire anche alle nostre latitudini e giovani tecnici ricchi solo della loro smisurata esperienza maturata come calciatori vengono investiti di responsabilità fino a ieri impensabili, come conferma anche l’avvento di Leonardo al Milan.
Ciro Ferrara ha avuto in più del collega rossonero l’opportunità di ipotecare il futuro attraverso le due settimane in cui ha ereditato la squadra da Ranieri e non si è lasciato sfuggire l’occasione di mettersi in evidenza e di candidarsi con accresciuta autorevolezza al ruolo di mister bianconero.
I suoi “rivali” si sono progressivamente defilati nelle ultime ore: prima Antonio Conte, ex capitano di tante battaglie, ha firmato il prolungamento del contratto con il Bari dopo averlo felicemente condotto alla promozione in serie A, poi Spalletti ha trovato le motivazioni sufficienti per rimanere in giallorosso alla corte di Rosella Sensi.
Mentre Spalletti ha sempre negato un contatto con la Juve, Conte ha certamente sperato di conquistare la panchina della squadra in cui si è affermato da giocatore ma i suoi proclami ben poco diplomatici e piuttosto roboanti non devono essergli stati troppo utili nella circostanza: le sue richieste di carta bianca assoluta, di fiducia incondizionata nella sua idea tattica e nel suo staff avranno di certo un po’ spaventato i nostri dirigenti, consigliando loro di puntare sulla competenza e sulla professionalità concretamente esibite da Ferrara nel delicato momento in cui è stato chiamato a rivitalizzare dall’oggi al domani una compagine che aveva smarrito lucidità e motivazioni e, da sette giornate, anche la vittoria.
Decisivo, a mio avviso, l’ottimo rapporto immediatamente instauratosi tra Ciro e i giocatori, favorito anziché ostacolato dal recente passato agonistico di Ferrara comune a molti di loro. Si sono subito ben definiti i nuovi ruoli ed è spontaneamente nato il rispetto reciproco che da quelli deriva, nutrito di fiducia e di sincera volontà di collaborazione. Insomma, dopo due mesi turbolenti lo spogliatoio bianconero ha riacquistato d’incanto serenità, voglia di lavorare, motivazioni e convinzione. Pensando a tutto questo non avrebbe avuto senso promuovere un nuovo ribaltone, la saggezza di Ferrara, la sua conoscenza dell’ambiente, la pacatezza sempre però risoluta mostrata da Ciro anche nelle dichiarazioni pubbliche in questi giorni di snervante incertezza hanno completato l’identikit dell’allenatore ideale e convinto la dirigenza a riconoscere in lui le giuste sembianze.
Ciro Ferrara, inoltre, potrà contare sul convinto sostegno della tifoseria alla quale comunque è bene ricordare che Guardiola, oggi vincitore di Liga, Coppa del Re e Champions League, iniziò il suo cammino perdendo in trasferta la prima partita e pareggiando in casa la seconda. Un po’ di pazienza, quindi, sarà un utile e intelligente viatico da concedere ai primi passi di mister Ferrara al quale, peraltro, la società dovrà consegnare una Juve più competitiva per compiere quell’ultimo salto di qualità che è mancato nel biennio appena conclusosi.
Reintegrato Cannavaro, accolto con soddisfazione Diego e salutato con infinita tristezza Pavel, attendiamo fiduciosi notizie a conforto delle legittime aspettative, le nostre e quelle di Ciro Ferrara.
L’uomo giusto per la Juventus.

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venerdì 5 giugno 2009, ore 13:14
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domenica 7 giugno 2009, ore 18:21
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Alessio Tacchinardi, 11 stagioni e 404 partite con la maglia della Juve: 14° nella classifica delle presenze all time.

Coi bianconeri ha vinto tutto: 6 scudetti, 1 Champions ed una Coppa Intercontinentale, più una sfilza di trofei "minori". Oggi si gode la famiglia , in attesa di intraprendere la carriera di allenatore. Intanto, nel tempo libero, gioca a tennis con Sergio Porrini. L'intervista è stata realizzata al telefono, il giorno 27 Maggio.
Alessio, tu sei sempre stato juventino, vero?
Naturalmente.
Da bambino chi erano i tuoi idoli?
Platini e Scirea.
Tu hai trascorso 11 stagioni in maglia bianconera: a quale Juve ti senti maggiormente legato?
Sono stati undici anni intensi ma, se devo scegliere, dico le stagioni che vanno dal 1995 al 2000.
Capitolo allenatori: in assoluto meglio Lippi, Ancelotti o Capello?
Lippi ed Ancelotti. Due grandi motivatori. Lippi, forse ha più personalità, Ancelotti ha qualcosa in più dal punto di vista tattico.
Dal punto di vista umano?
Ho avuto grande feeling con entrambi.
Il giocatore più forte con cui hai giocato?
Zidane. E subito dopo Del Piero e Riquelme.
Perché hai deciso di accettare il prestito al Villarreal? Problemi con Capello?
Dopo l'arrivo di Capello mi sono sentito ai margini della squadra. Così, quando è arrivata la proposta del Villarreal, l'ho accettata.
Che differenze hai riscontrato tra il calcio spagnolo e quello italiano?
In Spagna ci sono meno tensioni e pressioni. Lì se provi la giocata e non ti riesce, non ti fischiano. Diciamo che in Spagna, come in altri Paesi, c'è più cultura sportiva.
Tu compirai 34 anni a Luglio: vista la penuria di registi, non potevi continuare ancora qualche anno?
Avrei anche continuato ma, dopo aver giocato per tanti anni nella Juve, quindi ad altissimi livelli (anche organizzativi), diventava difficile trovare stimoli e motivazioni in provincia.
E' vero che quando sei tornato alla Juve, allenatore e dirigenza ti hanno trattato in malo modo?
Non sono stato nemmeno considerato. Infatti dopo tre giorni di ritiro, mi hanno detto chiaramente che non facevo parte dei programmi. E quindi siamo arrivati alla rescissione.
Alessio, che idea ti sei fatto di Calciopoli?
Io so che la Juve vinceva perché sul campo eravamo i più forti. La sudditanza c'è sempre stata e sempre ci sarà. Il resto mi sembra discutibile e non c'è alcun dubbio che la Juve abbia pagato per tutti.
Tu avresti fatto il ricorso al Tar?
Forse si.
Senza Moggi e Giraudo il calcio ti sembra più pulito?
Mi sembra molto più triste. Mi sarebbe piaciuto, ad esempio, vedere un bel "duello" televisivo Moggi-Mourinho…
Tu che hai lavorato con loro per tanto tempo, che impressione ne hai ricavato?
Moggi e Giraudo sono molto diversi caratterialmente: per questo si completavano a vicenda. Vivevano per la Juve 24 ore al giorno. E facevano le fortune della Vecchia Signora grazie alle loro competenze e capacità.
Era più "aiutata" la Juve del pre Calciopoli oppure l'Inter del post scandalo?
Le squadre forti sono sempre aiutate: è fisiologico. La differenza sta nel diverso modo, da parte dei media, di raccontare le cose.
Camoranesi ha detto che, quando giocavano contro la Juve, i giocatori dell'Inter se la facevano sotto dalla paura: confermi?
Anch'io ho avuto questa sensazione. Probabilmente si sentivano inferiori. Invece il Milan, quando veniva a Torino , se la giocava senza problemi. A proposito di Inter, quando l'abbiamo eliminata dalla Champions (col Villarreal), ho provato una grandissima goia.
Se la Juve non gli avesse venduto Ibra, l'Inter avrebbe vinto lo stesso?
Assolutamente no.
Da persona fuori dai giochi, cosa pensi dell'attuale dirigenza juventina?
Hanno fatto grossi sbagli ma anche qualche cosa buona. Gli acqusti di Amauri e Sissoko, ad esempio. L'errore più grave , direi quasi imperdonabile, è stato quello di cedere Ibra all'Inter.
Blanc, secondo te, ha la competenza necessaria per occuparsi di mercato?
Probabilmente no, ma comunque sbagliando s'impara. Adesso speriamo che riesca a trarre profitto dai suoi errori.
Il tuo parere su Diego?
Credo sia un grande acquisto. Uno dei top in circolazione.
Cannavaro: l'avresti preso?
Io non l'avrei preso. Ma, chissà, magari può ancora fare una o due stagioni ad alto livello.
Giusto esonerare Ranieri?
Penso di si. In fin dei conti c'era in ballo la Champions. Ottima la scelta di Ferrara. Forse la Juve non aveva il potenziale dell'Inter ma mi aspettavo qualcosa in più da questa stagione. In fondo, per giocarsela sino alla fine, bastava fare qualche punto in più con le piccole. Credo che Ranieri abbia esagerato con la tattica del fuorigioco. Infatti, quando è subentrato Ciro, ha subito "abbassato" la difesa…
La stagione della Juve è stata: ottima, dignitosa o fallimentare?
Direi dignitosa.
Uno come Del Piero può fare la riserva di Iaquinta?
Qualche volta si. Del Piero io lo conosco bene: per rendere al massimo, deve "sentirsi" sempre il numero uno. E' il suo modo di caricarsi. Il giorno che accetterà passivamente la panchina, la sua carriera sarà arrivata al capolinea.
Chi vorresti sulla panchina della Juve?
Conte o Ferrara: uno vale l'altro. Basta che sia uno che conosca il significato della parola Juve. Sarei comunque felice se tornasse Ventrone: se lo merita.
Cosa serve alla Juve per tornare competitiva?
L'attacco mi sembra a posto, anche se un pensierino su Pandev lo farei. Ci vorrebbe un regista e magari qualcuno che sostituisca Nedved. Penso a Ribery. Poi qualche rinforzo sulle fasce. Comunque meglio prenderne pochi ma buoni…
Chi è, in questo momento, il giocatore più forte al mondo?
Sarebbe facile dire Messi o Cristiano Ronaldo. Ma vado controcorrente e dico Iniesta: un giocatore meraviglioso.
Alessio, la juvervista è finita, vuoi lanciare un messaggio ai tifosi juventini?
Io sono fiducioso. Forse il peggio è passato. Gli errori ci sono stati, alcuni abbastanza gravi, ma forse hanno insegnato qualcosa. L'acquisto di Diego è un buon viatico, adesso mi aspetto un ulteriore salto di qualità.

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[Una volta a Pietro Secchia] Cos'ha fatto ieri la Juve? [...] E tu pretendi di fare la rivoluzione senza sapere i risultati della Juve? (Palmiro Togliatti)


lunedì 8 giugno 2009, ore 11:49
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Messaggio Re: Ai soli Bianconeri DOC (NO scassap...e produttori di OT)
Brazo ha scritto:
Alessio Tacchinardi, 11 stagioni e 404 partite con la maglia della Juve: 14° nella classifica delle presenze all time.

Coi bianconeri ha vinto tutto: 6 scudetti, 1 Champions ed una Coppa Intercontinentale, più una sfilza di trofei "minori". Oggi si gode la famiglia , in attesa di intraprendere la carriera di allenatore. Intanto, nel tempo libero, gioca a tennis con Sergio Porrini. L'intervista è stata realizzata al telefono, il giorno 27 Maggio.
Alessio, tu sei sempre stato juventino, vero?
Naturalmente.
Da bambino chi erano i tuoi idoli?
Platini e Scirea.
Tu hai trascorso 11 stagioni in maglia bianconera: a quale Juve ti senti maggiormente legato?
Sono stati undici anni intensi ma, se devo scegliere, dico le stagioni che vanno dal 1995 al 2000.
Capitolo allenatori: in assoluto meglio Lippi, Ancelotti o Capello?
Lippi ed Ancelotti. Due grandi motivatori. Lippi, forse ha più personalità, Ancelotti ha qualcosa in più dal punto di vista tattico.
Dal punto di vista umano?
Ho avuto grande feeling con entrambi.
Il giocatore più forte con cui hai giocato?
Zidane. E subito dopo Del Piero e Riquelme.
Perché hai deciso di accettare il prestito al Villarreal? Problemi con Capello?
Dopo l'arrivo di Capello mi sono sentito ai margini della squadra. Così, quando è arrivata la proposta del Villarreal, l'ho accettata.
Che differenze hai riscontrato tra il calcio spagnolo e quello italiano?
In Spagna ci sono meno tensioni e pressioni. Lì se provi la giocata e non ti riesce, non ti fischiano. Diciamo che in Spagna, come in altri Paesi, c'è più cultura sportiva.
Tu compirai 34 anni a Luglio: vista la penuria di registi, non potevi continuare ancora qualche anno?
Avrei anche continuato ma, dopo aver giocato per tanti anni nella Juve, quindi ad altissimi livelli (anche organizzativi), diventava difficile trovare stimoli e motivazioni in provincia.
E' vero che quando sei tornato alla Juve, allenatore e dirigenza ti hanno trattato in malo modo?
Non sono stato nemmeno considerato. Infatti dopo tre giorni di ritiro, mi hanno detto chiaramente che non facevo parte dei programmi. E quindi siamo arrivati alla rescissione.
Alessio, che idea ti sei fatto di Calciopoli?
Io so che la Juve vinceva perché sul campo eravamo i più forti. La sudditanza c'è sempre stata e sempre ci sarà. Il resto mi sembra discutibile e non c'è alcun dubbio che la Juve abbia pagato per tutti.
Tu avresti fatto il ricorso al Tar?
Forse si.
Senza Moggi e Giraudo il calcio ti sembra più pulito?
Mi sembra molto più triste. Mi sarebbe piaciuto, ad esempio, vedere un bel "duello" televisivo Moggi-Mourinho…
Tu che hai lavorato con loro per tanto tempo, che impressione ne hai ricavato?
Moggi e Giraudo sono molto diversi caratterialmente: per questo si completavano a vicenda. Vivevano per la Juve 24 ore al giorno. E facevano le fortune della Vecchia Signora grazie alle loro competenze e capacità.
Era più "aiutata" la Juve del pre Calciopoli oppure l'Inter del post scandalo?
Le squadre forti sono sempre aiutate: è fisiologico. La differenza sta nel diverso modo, da parte dei media, di raccontare le cose.
Camoranesi ha detto che, quando giocavano contro la Juve, i giocatori dell'Inter se la facevano sotto dalla paura: confermi?
Anch'io ho avuto questa sensazione. Probabilmente si sentivano inferiori. Invece il Milan, quando veniva a Torino , se la giocava senza problemi. A proposito di Inter, quando l'abbiamo eliminata dalla Champions (col Villarreal), ho provato una grandissima goia.
Se la Juve non gli avesse venduto Ibra, l'Inter avrebbe vinto lo stesso?
Assolutamente no.
Da persona fuori dai giochi, cosa pensi dell'attuale dirigenza juventina?
Hanno fatto grossi sbagli ma anche qualche cosa buona. Gli acqusti di Amauri e Sissoko, ad esempio. L'errore più grave , direi quasi imperdonabile, è stato quello di cedere Ibra all'Inter.
Blanc, secondo te, ha la competenza necessaria per occuparsi di mercato?
Probabilmente no, ma comunque sbagliando s'impara. Adesso speriamo che riesca a trarre profitto dai suoi errori.
Il tuo parere su Diego?
Credo sia un grande acquisto. Uno dei top in circolazione.
Cannavaro: l'avresti preso?
Io non l'avrei preso. Ma, chissà, magari può ancora fare una o due stagioni ad alto livello.
Giusto esonerare Ranieri?
Penso di si. In fin dei conti c'era in ballo la Champions. Ottima la scelta di Ferrara. Forse la Juve non aveva il potenziale dell'Inter ma mi aspettavo qualcosa in più da questa stagione. In fondo, per giocarsela sino alla fine, bastava fare qualche punto in più con le piccole. Credo che Ranieri abbia esagerato con la tattica del fuorigioco. Infatti, quando è subentrato Ciro, ha subito "abbassato" la difesa…
La stagione della Juve è stata: ottima, dignitosa o fallimentare?
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se scrivete cose belle della juve senza tirare in ballo L'INTER io me ne starö bello zitto e tranquillo....
ma se continuate a scrive queste schifezze io non ci sto che sia chiaro questo.....
basta con sta superioritä e superbia del cavolo ....

io non ci sto... u capisti????


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Messaggio Re: Ai soli Bianconeri DOC (NO scassap...e produttori di OT)
:lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol:

ahiahiu

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Brazo ha scritto:
:lol: :lol: :lol: :lol:





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ci rrivi cumpä BRAZO???????

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Messaggio Re: Ai soli Bianconeri DOC (NO scassap...e produttori di OT)
http://www.tuttosport.com/video/calcio/ ... a+Juventus

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Messaggio Re: Ai soli Bianconeri DOC (NO scassap...e produttori di OT)
si arriva melo e sugnu cuntentu....ma che a sinistra non arrivi nessuno e gioci molinaro....mi fa rizzari i carni sulu a pinsarici... :( ....


cumpa' bra' in alta qualita':



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