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            | Autore | Messaggio |  
			| didi79 Global Moderator 
					Data iscrizione: domenica 4 giugno 2006, ore 12:14Messaggi:  10407Località:  gela o catania
							Karma:  100 punti  
						
				   | 
				   Re: Nello specificoNello specifico  Credo sia davvero grave che due persone continuino a beccarsi passando da un topic all'altro!  Se si trattasse di scambi di opinioni che vengono fuori man mano ad ogni nuovo argomento, potrei quasi capirlo (e nemmeno, perchè io se vedo che con una eprsona non riesco a capirmi, dico quello che penso una volta e non continuo con sterili confronti) ma non è questo che succede qui. Ci si è rinfacciate vecchie discussioni, offese, provocazioni insomma mi sembra davvero eccessivo e fuori luogo.  In generale Non accetto come giustificazione nè la frase: "ha iniziato lui" perchè la ritengo molto infantile e credo che dopo una certa età si possa capire se é il caso di ribattere e fino a quando è il caso di continuare.  Non accetto nemmeno la difesa "lui mi ha provocato" perchè non si devono raccogliere sempre e obbligatoriamente tutte le provocazioni.  Nè accetto da un provocatore "abile" le lamentele per delle risposte magari meno sottili ma in fondo anche meritate infine non capisco frasi del tipo "me ne vado" oppure "a lui non rispondo più" (perchè credo che se si mantenessero le giuste misure si potrebbe continuare a confrontarsi su tutto) però ok, se uno prende una decisione che almeno la rispettasse!!!!!!!!!!!!!!!!! Mi scuso se con questa risposta non sono stata molto diplomatica, come moeratore evidentemente non sono affatto moderata   _________________
 C'é più tra zero e 1
 che non tra 1 e 100" C. Baglioni
 
    
 http://www.comeicavoliamerenda.splinder.com
 
 
 
   
 
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			| mercoledì 22 settembre 2010, ore 18:08 |     |  
		|  |  
			| Sosaiz City Keys Owner! 
					Data iscrizione: venerdì 21 settembre 2007, ore 19:12Messaggi:  1733Località:  udine, ma gela nel cuore nella testa e negli affetti
							Karma:  13 punti  
						
				   | 
				   Re: Nello specificoma lo spirito del forum è anche sciarra... poi si stuferanno anche lor per la perdita della credibilità! cmq un suggeriemnto: sciarriativi ki mi vinni vogghia i scriviri!      _________________
 
   
 
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			| mercoledì 22 settembre 2010, ore 18:13 |   |  
		|  |  
			| didi79 Global Moderator 
					Data iscrizione: domenica 4 giugno 2006, ore 12:14Messaggi:  10407Località:  gela o catania
							Karma:  100 punti  
						
				   | 
				   Re: Nello specificoio invece credo che alla lunga tutti si stancano di leggere sciarre_________________
 C'é più tra zero e 1
 che non tra 1 e 100" C. Baglioni
 
    
 http://www.comeicavoliamerenda.splinder.com
 
 
 
   
 
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			| mercoledì 22 settembre 2010, ore 18:14 |     |  
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			| Sosaiz City Keys Owner! 
					Data iscrizione: venerdì 21 settembre 2007, ore 19:12Messaggi:  1733Località:  udine, ma gela nel cuore nella testa e negli affetti
							Karma:  13 punti  
						
				   | 
				   Re: Nello specificoma siiiiiiii....se le sciarre sn belle e originali viene il piacere
 a commentare...
 forza carusi!
 _________________
 
   
 
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			| mercoledì 22 settembre 2010, ore 18:15 |   |  
		|  |  
			| max City Keys Owner! 
					Data iscrizione: sabato 16 giugno 2007, ore 16:14Messaggi:  3482Località:  valsusa
							Karma:  228 punti  
						
				   | 
				   Re: Nello specificoDopo anni luce sono entrato nello spirito del forum, e dico che chi si arrende e perduto; Comunque cherzavo quando o detto che non vi sopporto più    _________________
 Spirito libero
 
 
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			| mercoledì 22 settembre 2010, ore 18:36 |   |  
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			| dionisio City Soldier 
					Data iscrizione: domenica 23 dicembre 2007, ore 23:41Messaggi:  10412Località:  Roma
							Karma:  111 punti  
						
				   | 
				   Re: Nello specificoil forum cò 'ste sciarre è diventato pesante..  _________________
 
   
 
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			| mercoledì 22 settembre 2010, ore 19:48 |       |  
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			| ryoga City Soldier 
					Data iscrizione: sabato 7 ottobre 2006, ore 19:48Messaggi:  20228Località:  Gela - Brescia
							Karma:  92 punti  
						
				   | 
				   Re: Nello specificoghià finitivilla i sciarriarivi!!!   forza e coraggio, la vita è un passaggio!!_________________
 O BRIGANTE O EMIGRANTE! ...per ora emigrante...
 
 io AMO la mia città
 io ODIO la mafia, odio i mafiosi
 
 http://www.ilportaledelsud.org
 
 
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			| mercoledì 22 settembre 2010, ore 19:48 |   |  
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			| anami City Soldier 
					Data iscrizione: domenica 9 dicembre 2007, ore 3:13Messaggi:  10858Località:  roma...ma Gela nel cuore e nella mente!
							Karma:  207 punti  
						
				   | 
				   Re: Nello specificola vita è un brivido che vola via _________________
 è iniziato tutto nel silenzio e finirà nella stessa maniera...in silenzio...anche se le grida,le urla saranno solo dentro...
 
 
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			| mercoledì 22 settembre 2010, ore 21:01 |     |  
		|  |  
			| dada Global Moderator 
					Data iscrizione: mercoledì 23 maggio 2007, ore 18:12Messaggi:  7985
							Karma:  69 punti  
						
				   | 
				   Re: Nello specificoE soprattutto MAI mettere in discussione l'operato dei mod    _________________
 Great minds discuss ideas; average minds discuss events; small minds discuss people.
 -Eleanor Roosevelt
 
 
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			| mercoledì 22 settembre 2010, ore 21:05 |   |  
		|  |  
			| ryoga City Soldier 
					Data iscrizione: sabato 7 ottobre 2006, ore 19:48Messaggi:  20228Località:  Gela - Brescia
							Karma:  92 punti  
						
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				   Re: Nello specifico_________________
 O BRIGANTE O EMIGRANTE! ...per ora emigrante...
 
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			| mercoledì 22 settembre 2010, ore 21:07 |   |  
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			| ellenico City Soldier 
					Data iscrizione: mercoledì 1 marzo 2006, ore 12:54Messaggi:  7140Località:  Deserto algerino
							Karma:  184 punti  
						
				   | 
				   Re: Nello specificoMa qua c'è Ryoga che parla di questa vita-passaggio.... Anami che la vita è un brivido che vola via. Per restare in tema,ci mettiamo la poesia Dei sepolcri di Foscolo.   DEI SEPOLCRI 
 All'ombra de' cipressi e dentro l'urne
 confortate di pianto è forse il sonno
 della morte men duro? Ove più il Sole
 per me alla terra non fecondi questa
 bella d'erbe famiglia e d'animali,
 e quando vaghe di lusinghe innanzi
 a me non danzeran l'ore future,
 né da te, dolce amico, udrò più il verso
 e la mesta armonia che lo governa,
 né più nel cor mi parlerà lo spirto
 delle vergini Muse e dell'amore,
 unico spirto a mia vita raminga,
 qual fia ristoro a' dí perduti un sasso
 che distingua le mie dalle infinite
 ossa che in terra e in mar semina morte?
 Vero è ben, Pindemonte! Anche la Speme,
 ultima Dea, fugge i sepolcri: e involve
 tutte cose l'obblío nella sua notte;
 e una forza operosa le affatica
 di moto in moto; e l'uomo e le sue tombe
 e l'estreme sembianze e le reliquie
 della terra e del ciel traveste il tempo.
 
 Ma perché pria del tempo a sé il mortale
 invidierà l'illusïon che spento
 pur lo sofferma al limitar di Dite?
 Non vive ei forse anche sotterra, quando
 gli sarà muta l'armonia del giorno,
 se può destarla con soavi cure
 nella mente de' suoi? Celeste è questa
 corrispondenza d'amorosi sensi,
 celeste dote è negli umani; e spesso
 per lei si vive con l'amico estinto,
 e l'estinto con noi, se pia la terra
 che lo raccolse infante e lo nutriva,
 nel suo grembo materno ultimo asilo
 porgendo, sacre le reliquie renda
 dall'insultar de' nembi e dal profano
 piede del vulgo, e serbi un sasso il nome,
 e di fiori odorata arbore amica
 le ceneri di molli ombre consoli.
 
 Sol chi non lascia eredità d'affetti
 poca gioia ha dell'urna; e se pur mira
 dopo l'esequie, errar vede il suo spirto
 fra 'l compianto de' templi acherontei,
 o ricovrarsi sotto le grandi ale
 del perdono d'lddio: ma la sua polve
 lascia alle ortiche di deserta gleba
 ove né donna innamorata preghi,
 né passeggier solingo oda il sospiro
 che dal tumulo a noi manda Natura.
 
 Pur nuova legge impone oggi i sepolcri
 fuor de' guardi pietosi, e il nome a' morti
 contende. E senza tomba giace il tuo
 sacerdote, o Talia, che a te cantando
 nel suo povero tetto educò un lauro
 con lungo amore, e t'appendea corone;
 e tu gli ornavi del tuo riso i canti
 che il lombardo pungean Sardanapalo,
 cui solo è dolce il muggito de' buoi
 che dagli antri abdüani e dal Ticino
 lo fan d'ozi beato e di vivande.
 O bella Musa, ove sei tu? Non sento
 spirar l'ambrosia, indizio del tuo nume,
 fra queste piante ov'io siedo e sospiro
 il mio tetto materno. E tu venivi
 e sorridevi a lui sotto quel tiglio
 ch'or con dimesse frondi va fremendo
 perché non copre, o Dea, l'urna del vecchio
 cui già di calma era cortese e d'ombre.
 Forse tu fra plebei tumuli guardi
 vagolando, ove dorma il sacro capo
 del tuo Parini? A lui non ombre pose
 tra le sue mura la citta, lasciva
 d'evirati cantori allettatrice,
 non pietra, non parola; e forse l'ossa
 col mozzo capo gl'insanguina il ladro
 che lasciò sul patibolo i delitti.
 Senti raspar fra le macerie e i bronchi
 la derelitta cagna ramingando
 su le fosse e famelica ululando;
 e uscir del teschio, ove fuggia la luna,
 l'úpupa, e svolazzar su per le croci
 sparse per la funerea campagna
 e l'immonda accusar col luttüoso
 singulto i rai di che son pie le stelle
 alle obblîate sepolture. Indarno
 sul tuo poeta, o Dea, preghi rugiade
 dalla squallida notte. Ahi! su gli estinti
 non sorge fiore, ove non sia d'umane
 lodi onorato e d'amoroso pianto.
 
 Dal dí che nozze e tribunali ed are
 diero alle umane belve esser pietose
 di se stesse e d'altrui, toglieano i vivi
 all'etere maligno ed alle fere
 i miserandi avanzi che Natura
 con veci eterne a sensi altri destina.
 Testimonianza a' fasti eran le tombe,
 ed are a' figli; e uscian quindi i responsi
 de' domestici Lari, e fu temuto
 su la polve degli avi il giuramento:
 religïon che con diversi riti
 le virtú patrie e la pietà congiunta
 tradussero per lungo ordine d'anni.
 Non sempre i sassi sepolcrali a' templi
 fean pavimento; né agl'incensi avvolto
 de' cadaveri il lezzo i supplicanti
 contaminò; né le città fur meste
 d'effigïati scheletri: le madri
 balzan ne' sonni esterrefatte, e tendono
 nude le braccia su l'amato capo
 del lor caro lattante onde nol desti
 il gemer lungo di persona morta
 chiedente la venal prece agli eredi
 dal santuario. Ma cipressi e cedri
 di puri effluvi i zefiri impregnando
 perenne verde protendean su l'urne
 per memoria perenne, e prezïosi
 vasi accogliean le lagrime votive.
 Rapían gli amici una favilla al Sole
 a illuminar la sotterranea notte,
 perché gli occhi dell'uom cercan morendo
 il Sole; e tutti l'ultimo sospiro
 mandano i petti alla fuggente luce.
 Le fontane versando acque lustrali
 amaranti educavano e vïole
 su la funebre zolla; e chi sedea
 a libar latte o a raccontar sue pene
 ai cari estinti, una fragranza intorno
 sentía qual d'aura de' beati Elisi.
 Pietosa insania che fa cari gli orti
 de' suburbani avelli alle britanne
 vergini, dove le conduce amore
 della perduta madre, ove clementi
 pregaro i Geni del ritorno al prode
 che tronca fe' la trïonfata nave
 del maggior pino, e si scavò la bara.
 Ma ove dorme il furor d'inclite gesta
 e sien ministri al vivere civile
 l'opulenza e il tremore, inutil pompa
 e inaugurate immagini dell'Orco
 sorgon cippi e marmorei monumenti.
 Già il dotto e il ricco ed il patrizio vulgo,
 decoro e mente al bello italo regno,
 nelle adulate reggie ha sepoltura
 già vivo, e i stemmi unica laude. A noi
 morte apparecchi riposato albergo,
 ove una volta la fortuna cessi
 dalle vendette, e l'amistà raccolga
 non di tesori eredità, ma caldi
 sensi e di liberal carme l'esempio.
 
 A egregie cose il forte animo accendono
 l'urne de' forti, o Pindemonte; e bella
 e santa fanno al peregrin la terra
 che le ricetta. Io quando il monumento
 vidi ove posa il corpo di quel grande
 che temprando lo scettro a' regnatori
 gli allòr ne sfronda, ed alle genti svela
 di che lagrime grondi e di che sangue;
 e l'arca di colui che nuovo Olimpo
 alzò in Roma a' Celesti; e di chi vide
 sotto l'etereo padiglion rotarsi
 piú mondi, e il Sole irradïarli immoto,
 onde all'Anglo che tanta ala vi stese
 sgombrò primo le vie del firmamento;
 Te beata, gridai, per le felici
 aure pregne di vita, e pe' lavacri
 che da' suoi gioghi a te versa Apennino!
 Lieta dell'aer tuo veste la Luna
 di luce limpidissima i tuoi colli
 per vendemmia festanti, e le convalli
 popolate di case e d'oliveti
 mille di fiori al ciel mandano incensi:
 e tu prima, Firenze, udivi il carme
 che allegrò l'ira al Ghibellin fuggiasco,
 e tu i cari parenti e l'idïoma
 désti a quel dolce di Calliope labbro
 che Amore in Grecia nudo e nudo in Roma
 d'un velo candidissimo adornando,
 rendea nel grembo a Venere Celeste;
 ma piú beata che in un tempio accolte
 serbi l'itale glorie, uniche forse
 da che le mal vietate Alpi e l'alterna
 onnipotenza delle umane sorti
 armi e sostanze t'invadeano ed are
 e patria e, tranne la memoria, tutto.
 Che ove speme di gloria agli animosi
 intelletti rifulga ed all'Italia,
 quindi trarrem gli auspici. E a questi marmi
 venne spesso Vittorio ad ispirarsi.
 Irato a' patrii Numi, errava muto
 ove Arno è piú deserto, i campi e il cielo
 desïoso mirando; e poi che nullo
 vivente aspetto gli molcea la cura,
 qui posava l'austero; e avea sul volto
 il pallor della morte e la speranza.
 Con questi grandi abita eterno: e l'ossa
 fremono amor di patria. Ah sí! da quella
 religïosa pace un Nume parla:
 e nutria contro a' Persi in Maratona
 ove Atene sacrò tombe a' suoi prodi,
 la virtù greca e l'ira. Il navigante
 che veleggiò quel mar sotto l'Eubea,
 vedea per l'ampia oscurità scintille
 balenar d'elmi e di cozzanti brandi,
 fumar le pire igneo vapor, corrusche
 d'armi ferree vedea larve guerriere
 cercar la pugna; e all'orror de' notturni
 silenzi si spandea lungo ne' campi
 di falangi un tumulto e un suon di tube
 e un incalzar di cavalli accorrenti
 scalpitanti su gli elmi a' moribondi,
 e pianto, ed inni, e delle Parche il canto.
 
 Felice te che il regno ampio de' venti,
 Ippolito, a' tuoi verdi anni correvi!
 E se il piloto ti drizzò l'antenna
 oltre l'isole egèe, d'antichi fatti
 certo udisti suonar dell'Ellesponto
 i liti, e la marea mugghiar portando
 alle prode retèe l'armi d'Achille
 sovra l'ossa d'Ajace: a' generosi
 giusta di glorie dispensiera è morte;
 né senno astuto né favor di regi
 all'Itaco le spoglie ardue serbava,
 ché alla poppa raminga le ritolse
 l'onda incitata dagl'inferni Dei.
 
 E me che i tempi ed il desio d'onore
 fan per diversa gente ir fuggitivo,
 me ad evocar gli eroi chiamin le Muse
 del mortale pensiero animatrici.
 Siedon custodi de' sepolcri, e quando
 il tempo con sue fredde ale vi spazza
 fin le rovine, le Pimplèe fan lieti
 di lor canto i deserti, e l'armonia
 vince di mille secoli il silenzio.
 Ed oggi nella Tròade inseminata
 eterno splende a' peregrini un loco,
 eterno per la Ninfa a cui fu sposo
 Giove, ed a Giove diè Dàrdano figlio,
 onde fur Troia e Assàraco e i cinquanta
 talami e il regno della Giulia gente.
 Però che quando Elettra udí la Parca
 che lei dalle vitali aure del giorno
 chiamava a' cori dell'Eliso, a Giove
 mandò il voto supremo: - E se, diceva,
 a te fur care le mie chiome e il viso
 e le dolci vigilie, e non mi assente
 premio miglior la volontà de' fati,
 la morta amica almen guarda dal cielo
 onde d'Elettra tua resti la fama. -
 Cosí orando moriva. E ne gemea
 l'Olimpio; e l'immortal capo accennando
 piovea dai crini ambrosia su la Ninfa,
 e fe' sacro quel corpo e la sua tomba.
 Ivi posò Erittonio, e dorme il giusto
 cenere d'Ilo; ivi l'iliache donne
 sciogliean le chiome, indarno ahi! deprecando
 da' lor mariti l'imminente fato;
 ivi Cassandra, allor che il Nume in petto
 le fea parlar di Troia il dì mortale,
 venne; e all'ombre cantò carme amoroso,
 e guidava i nepoti, e l'amoroso
 apprendeva lamento a' giovinetti.
 E dicea sospiranda: - Oh se mai d'Argo,
 ove al Tidide e di Laerte al figlio
 pascerete i cavalli, a voi permetta
 ritorno il cielo, invan la patria vostra
 cercherete! Le mura, opra di Febo,
 sotto le lor reliquie fumeranno.
 Ma i Penati di Troia avranno stanza
 in queste tombe; ché de' Numi è dono
 servar nelle miserie altero nome.
 E voi, palme e cipressi che le nuore
 piantan di Priamo, e crescerete ahi presto
 di vedovili lagrime innaffiati,
 proteggete i miei padri: e chi la scure
 asterrà pio dalle devote frondi
 men si dorrà di consanguinei lutti,
 e santamente toccherà l'altare.
 Proteggete i miei padri. Un dí vedrete
 mendico un cieco errar sotto le vostre
 antichissime ombre, e brancolando
 penetrar negli avelli, e abbracciar l'urne,
 e interrogarle. Gemeranno gli antri
 secreti, e tutta narrerà la tomba
 Ilio raso due volte e due risorto
 splendidamente su le mute vie
 per far piú bello l'ultimo trofeo
 ai fatati Pelídi. Il sacro vate,
 placando quelle afflitte alme col canto,
 i prenci argivi eternerà per quante
 abbraccia terre il gran padre Oceàno.
 E tu onore di pianti, Ettore, avrai,
 ove fia santo e lagrimato il sangue
 per la patria versato, e finché il Sole
 risplenderà su le sciagure umane.
 
 
 
_________________
 Adeu Clavell Morenet,adeu estrella del dia.
 
 
 |  
			| mercoledì 22 settembre 2010, ore 21:21 |   |  
		|  |  
			| ryoga City Soldier 
					Data iscrizione: sabato 7 ottobre 2006, ore 19:48Messaggi:  20228Località:  Gela - Brescia
							Karma:  92 punti  
						
				   | 
				   Re: Nello specificostupendo _________________
 O BRIGANTE O EMIGRANTE! ...per ora emigrante...
 
 io AMO la mia città
 io ODIO la mafia, odio i mafiosi
 
 http://www.ilportaledelsud.org
 
 
 |  
			| mercoledì 22 settembre 2010, ore 21:23 |   |  
		|  |  
			| didi79 Global Moderator 
					Data iscrizione: domenica 4 giugno 2006, ore 12:14Messaggi:  10407Località:  gela o catania
							Karma:  100 punti  
						
				   | 
				   Re: Nello specificowow che leggerezza   _________________
 C'é più tra zero e 1
 che non tra 1 e 100" C. Baglioni
 
    
 http://www.comeicavoliamerenda.splinder.com
 
 
 
   
 
 |  
			| mercoledì 22 settembre 2010, ore 22:39 |     |  
		|  |  
			| `seven` City Lover 
					Data iscrizione: domenica 5 agosto 2007, ore 13:24Messaggi:  520Località:  Gela
							Karma:  1 punti  
						
				   | 
				   Re: Nello specificosto ancora scendendo lo scroll del mouse...ah no spè, è finito!  _________________
 
   
  "Die potato!"-"Nooooooo"
 
 
 |  
			| mercoledì 22 settembre 2010, ore 22:45 |     |  
		|  |  
			| dionisio City Soldier 
					Data iscrizione: domenica 23 dicembre 2007, ore 23:41Messaggi:  10412Località:  Roma
							Karma:  111 punti  
						
				   | 
				   Re: Nello specifico|  |  |  |  |  | ellenico ha scritto:  Ma qua c'è Ryoga che parla di questa vita-passaggio.... Anami che la vita è un brivido che vola via. Per restare in tema,ci mettiamo la poesia Dei sepolcri di Foscolo.   DEI SEPOLCRI 
 All'ombra de' cipressi e dentro l'urne
 confortate di pianto è forse il sonno
 della morte men duro? Ove più il Sole
 per me alla terra non fecondi questa
 bella d'erbe famiglia e d'animali,
 e quando vaghe di lusinghe innanzi
 a me non danzeran l'ore future,
 né da te, dolce amico, udrò più il verso
 e la mesta armonia che lo governa,
 né più nel cor mi parlerà lo spirto
 delle vergini Muse e dell'amore,
 unico spirto a mia vita raminga,
 qual fia ristoro a' dí perduti un sasso
 che distingua le mie dalle infinite
 ossa che in terra e in mar semina morte?
 Vero è ben, Pindemonte! Anche la Speme,
 ultima Dea, fugge i sepolcri: e involve
 tutte cose l'obblío nella sua notte;
 e una forza operosa le affatica
 di moto in moto; e l'uomo e le sue tombe
 e l'estreme sembianze e le reliquie
 della terra e del ciel traveste il tempo.
 
 Ma perché pria del tempo a sé il mortale
 invidierà l'illusïon che spento
 pur lo sofferma al limitar di Dite?
 Non vive ei forse anche sotterra, quando
 gli sarà muta l'armonia del giorno,
 se può destarla con soavi cure
 nella mente de' suoi? Celeste è questa
 corrispondenza d'amorosi sensi,
 celeste dote è negli umani; e spesso
 per lei si vive con l'amico estinto,
 e l'estinto con noi, se pia la terra
 che lo raccolse infante e lo nutriva,
 nel suo grembo materno ultimo asilo
 porgendo, sacre le reliquie renda
 dall'insultar de' nembi e dal profano
 piede del vulgo, e serbi un sasso il nome,
 e di fiori odorata arbore amica
 le ceneri di molli ombre consoli.
 
 Sol chi non lascia eredità d'affetti
 poca gioia ha dell'urna; e se pur mira
 dopo l'esequie, errar vede il suo spirto
 fra 'l compianto de' templi acherontei,
 o ricovrarsi sotto le grandi ale
 del perdono d'lddio: ma la sua polve
 lascia alle ortiche di deserta gleba
 ove né donna innamorata preghi,
 né passeggier solingo oda il sospiro
 che dal tumulo a noi manda Natura.
 
 Pur nuova legge impone oggi i sepolcri
 fuor de' guardi pietosi, e il nome a' morti
 contende. E senza tomba giace il tuo
 sacerdote, o Talia, che a te cantando
 nel suo povero tetto educò un lauro
 con lungo amore, e t'appendea corone;
 e tu gli ornavi del tuo riso i canti
 che il lombardo pungean Sardanapalo,
 cui solo è dolce il muggito de' buoi
 che dagli antri abdüani e dal Ticino
 lo fan d'ozi beato e di vivande.
 O bella Musa, ove sei tu? Non sento
 spirar l'ambrosia, indizio del tuo nume,
 fra queste piante ov'io siedo e sospiro
 il mio tetto materno. E tu venivi
 e sorridevi a lui sotto quel tiglio
 ch'or con dimesse frondi va fremendo
 perché non copre, o Dea, l'urna del vecchio
 cui già di calma era cortese e d'ombre.
 Forse tu fra plebei tumuli guardi
 vagolando, ove dorma il sacro capo
 del tuo Parini? A lui non ombre pose
 tra le sue mura la citta, lasciva
 d'evirati cantori allettatrice,
 non pietra, non parola; e forse l'ossa
 col mozzo capo gl'insanguina il ladro
 che lasciò sul patibolo i delitti.
 Senti raspar fra le macerie e i bronchi
 la derelitta cagna ramingando
 su le fosse e famelica ululando;
 e uscir del teschio, ove fuggia la luna,
 l'úpupa, e svolazzar su per le croci
 sparse per la funerea campagna
 e l'immonda accusar col luttüoso
 singulto i rai di che son pie le stelle
 alle obblîate sepolture. Indarno
 sul tuo poeta, o Dea, preghi rugiade
 dalla squallida notte. Ahi! su gli estinti
 non sorge fiore, ove non sia d'umane
 lodi onorato e d'amoroso pianto.
 
 Dal dí che nozze e tribunali ed are
 diero alle umane belve esser pietose
 di se stesse e d'altrui, toglieano i vivi
 all'etere maligno ed alle fere
 i miserandi avanzi che Natura
 con veci eterne a sensi altri destina.
 Testimonianza a' fasti eran le tombe,
 ed are a' figli; e uscian quindi i responsi
 de' domestici Lari, e fu temuto
 su la polve degli avi il giuramento:
 religïon che con diversi riti
 le virtú patrie e la pietà congiunta
 tradussero per lungo ordine d'anni.
 Non sempre i sassi sepolcrali a' templi
 fean pavimento; né agl'incensi avvolto
 de' cadaveri il lezzo i supplicanti
 contaminò; né le città fur meste
 d'effigïati scheletri: le madri
 balzan ne' sonni esterrefatte, e tendono
 nude le braccia su l'amato capo
 del lor caro lattante onde nol desti
 il gemer lungo di persona morta
 chiedente la venal prece agli eredi
 dal santuario. Ma cipressi e cedri
 di puri effluvi i zefiri impregnando
 perenne verde protendean su l'urne
 per memoria perenne, e prezïosi
 vasi accogliean le lagrime votive.
 Rapían gli amici una favilla al Sole
 a illuminar la sotterranea notte,
 perché gli occhi dell'uom cercan morendo
 il Sole; e tutti l'ultimo sospiro
 mandano i petti alla fuggente luce.
 Le fontane versando acque lustrali
 amaranti educavano e vïole
 su la funebre zolla; e chi sedea
 a libar latte o a raccontar sue pene
 ai cari estinti, una fragranza intorno
 sentía qual d'aura de' beati Elisi.
 Pietosa insania che fa cari gli orti
 de' suburbani avelli alle britanne
 vergini, dove le conduce amore
 della perduta madre, ove clementi
 pregaro i Geni del ritorno al prode
 che tronca fe' la trïonfata nave
 del maggior pino, e si scavò la bara.
 Ma ove dorme il furor d'inclite gesta
 e sien ministri al vivere civile
 l'opulenza e il tremore, inutil pompa
 e inaugurate immagini dell'Orco
 sorgon cippi e marmorei monumenti.
 Già il dotto e il ricco ed il patrizio vulgo,
 decoro e mente al bello italo regno,
 nelle adulate reggie ha sepoltura
 già vivo, e i stemmi unica laude. A noi
 morte apparecchi riposato albergo,
 ove una volta la fortuna cessi
 dalle vendette, e l'amistà raccolga
 non di tesori eredità, ma caldi
 sensi e di liberal carme l'esempio.
 
 A egregie cose il forte animo accendono
 l'urne de' forti, o Pindemonte; e bella
 e santa fanno al peregrin la terra
 che le ricetta. Io quando il monumento
 vidi ove posa il corpo di quel grande
 che temprando lo scettro a' regnatori
 gli allòr ne sfronda, ed alle genti svela
 di che lagrime grondi e di che sangue;
 e l'arca di colui che nuovo Olimpo
 alzò in Roma a' Celesti; e di chi vide
 sotto l'etereo padiglion rotarsi
 piú mondi, e il Sole irradïarli immoto,
 onde all'Anglo che tanta ala vi stese
 sgombrò primo le vie del firmamento;
 Te beata, gridai, per le felici
 aure pregne di vita, e pe' lavacri
 che da' suoi gioghi a te versa Apennino!
 Lieta dell'aer tuo veste la Luna
 di luce limpidissima i tuoi colli
 per vendemmia festanti, e le convalli
 popolate di case e d'oliveti
 mille di fiori al ciel mandano incensi:
 e tu prima, Firenze, udivi il carme
 che allegrò l'ira al Ghibellin fuggiasco,
 e tu i cari parenti e l'idïoma
 désti a quel dolce di Calliope labbro
 che Amore in Grecia nudo e nudo in Roma
 d'un velo candidissimo adornando,
 rendea nel grembo a Venere Celeste;
 ma piú beata che in un tempio accolte
 serbi l'itale glorie, uniche forse
 da che le mal vietate Alpi e l'alterna
 onnipotenza delle umane sorti
 armi e sostanze t'invadeano ed are
 e patria e, tranne la memoria, tutto.
 Che ove speme di gloria agli animosi
 intelletti rifulga ed all'Italia,
 quindi trarrem gli auspici. E a questi marmi
 venne spesso Vittorio ad ispirarsi.
 Irato a' patrii Numi, errava muto
 ove Arno è piú deserto, i campi e il cielo
 desïoso mirando; e poi che nullo
 vivente aspetto gli molcea la cura,
 qui posava l'austero; e avea sul volto
 il pallor della morte e la speranza.
 Con questi grandi abita eterno: e l'ossa
 fremono amor di patria. Ah sí! da quella
 religïosa pace un Nume parla:
 e nutria contro a' Persi in Maratona
 ove Atene sacrò tombe a' suoi prodi,
 la virtù greca e l'ira. Il navigante
 che veleggiò quel mar sotto l'Eubea,
 vedea per l'ampia oscurità scintille
 balenar d'elmi e di cozzanti brandi,
 fumar le pire igneo vapor, corrusche
 d'armi ferree vedea larve guerriere
 cercar la pugna; e all'orror de' notturni
 silenzi si spandea lungo ne' campi
 di falangi un tumulto e un suon di tube
 e un incalzar di cavalli accorrenti
 scalpitanti su gli elmi a' moribondi,
 e pianto, ed inni, e delle Parche il canto.
 
 Felice te che il regno ampio de' venti,
 Ippolito, a' tuoi verdi anni correvi!
 E se il piloto ti drizzò l'antenna
 oltre l'isole egèe, d'antichi fatti
 certo udisti suonar dell'Ellesponto
 i liti, e la marea mugghiar portando
 alle prode retèe l'armi d'Achille
 sovra l'ossa d'Ajace: a' generosi
 giusta di glorie dispensiera è morte;
 né senno astuto né favor di regi
 all'Itaco le spoglie ardue serbava,
 ché alla poppa raminga le ritolse
 l'onda incitata dagl'inferni Dei.
 
 E me che i tempi ed il desio d'onore
 fan per diversa gente ir fuggitivo,
 me ad evocar gli eroi chiamin le Muse
 del mortale pensiero animatrici.
 Siedon custodi de' sepolcri, e quando
 il tempo con sue fredde ale vi spazza
 fin le rovine, le Pimplèe fan lieti
 di lor canto i deserti, e l'armonia
 vince di mille secoli il silenzio.
 Ed oggi nella Tròade inseminata
 eterno splende a' peregrini un loco,
 eterno per la Ninfa a cui fu sposo
 Giove, ed a Giove diè Dàrdano figlio,
 onde fur Troia e Assàraco e i cinquanta
 talami e il regno della Giulia gente.
 Però che quando Elettra udí la Parca
 che lei dalle vitali aure del giorno
 chiamava a' cori dell'Eliso, a Giove
 mandò il voto supremo: - E se, diceva,
 a te fur care le mie chiome e il viso
 e le dolci vigilie, e non mi assente
 premio miglior la volontà de' fati,
 la morta amica almen guarda dal cielo
 onde d'Elettra tua resti la fama. -
 Cosí orando moriva. E ne gemea
 l'Olimpio; e l'immortal capo accennando
 piovea dai crini ambrosia su la Ninfa,
 e fe' sacro quel corpo e la sua tomba.
 Ivi posò Erittonio, e dorme il giusto
 cenere d'Ilo; ivi l'iliache donne
 sciogliean le chiome, indarno ahi! deprecando
 da' lor mariti l'imminente fato;
 ivi Cassandra, allor che il Nume in petto
 le fea parlar di Troia il dì mortale,
 venne; e all'ombre cantò carme amoroso,
 e guidava i nepoti, e l'amoroso
 apprendeva lamento a' giovinetti.
 E dicea sospiranda: - Oh se mai d'Argo,
 ove al Tidide e di Laerte al figlio
 pascerete i cavalli, a voi permetta
 ritorno il cielo, invan la patria vostra
 cercherete! Le mura, opra di Febo,
 sotto le lor reliquie fumeranno.
 Ma i Penati di Troia avranno stanza
 in queste tombe; ché de' Numi è dono
 servar nelle miserie altero nome.
 E voi, palme e cipressi che le nuore
 piantan di Priamo, e crescerete ahi presto
 di vedovili lagrime innaffiati,
 proteggete i miei padri: e chi la scure
 asterrà pio dalle devote frondi
 men si dorrà di consanguinei lutti,
 e santamente toccherà l'altare.
 Proteggete i miei padri. Un dí vedrete
 mendico un cieco errar sotto le vostre
 antichissime ombre, e brancolando
 penetrar negli avelli, e abbracciar l'urne,
 e interrogarle. Gemeranno gli antri
 secreti, e tutta narrerà la tomba
 Ilio raso due volte e due risorto
 splendidamente su le mute vie
 per far piú bello l'ultimo trofeo
 ai fatati Pelídi. Il sacro vate,
 placando quelle afflitte alme col canto,
 i prenci argivi eternerà per quante
 abbraccia terre il gran padre Oceàno.
 E tu onore di pianti, Ettore, avrai,
 ove fia santo e lagrimato il sangue
 per la patria versato, e finché il Sole
 risplenderà su le sciagure umane.
 
 
 
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la scuola me l'ha fatta odiare.. quindi rispondo solo: "due palle.."_________________
 
   
 
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			| mercoledì 22 settembre 2010, ore 23:09 |       |  
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