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Sarà...ma non mi fido! 
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Messaggio Sarà...ma non mi fido!
La ZdL non sarà il “paradiso” del libero commercio

In Sicilia, si fa un gran parlare di zona di libero scambio (zdl) euromediterranea. Taluni la presentano come la panacea di tutti i mali e dei ritardi che affliggono l’economia isolana.
Non c’è dubbio che la creazione, nel 2010, di questo grande mercato di 600 milioni di cittadini sarà un' irripetibile opportunità di crescita, di riqualificazione e di diversificazione della struttura economica e della rete commerciale siciliane.
L’inserimento in un mercato internazionale, competitivo e interconnesso con quello globale, potrebbe aiutare la Sicilia (dove un vero mercato non esiste) a liberarsi dalle pastoie di una concezione d’impresa assistenziale e appesantita da condizionamenti illeciti di varia natura che ne comprimono lo slancio e la capacità d’internazionalizzazione.
Tuttavia, sarebbe un' illusione, al limite un inganno, far credere che nel 2010 entreremo in una sorta di “paradiso” del libero commercio.
A 10 anni dalla Conferenza di Barcellona sull’europartenariato, infatti, non tutto fila per il verso giusto sia sul terreno dell’attuazione dei programmi Meda sia su quello delle procedure di adesione dei singoli Stati, mentre si stanno raffreddando gli entusiasmi soprattutto dei partners più deboli. Tanto che, probabilmente, si andrà ad una proroga della scadenza del 2010.
Ma oltre alle questioni di carattere generale, la Sicilia dovrebbe verificare la sua preparazione (adempimenti, idee, progetti, ecc) a tale evento, partendo dal fatto che le sue produzioni incidono poco sul mercato mediterraneo e quindi rischia di non potere cogliere le opportunità per carenza di offerta di beni e servizi competitivi.



La Sicilia esporta poco perché produce poco e male

Come si può constatare dalle annesse tabelle, la Sicilia esporta poco perché produce poco in generale e ancor meno per il mercato mediterraneo e non dispone di una rete commerciale adeguata alle nuove esigenze della distribuzione su vasta scala.
Una condizione preoccupante della quale ho avuto conferma nei giorni scorsi, a Milano, partecipando ad un interessante Laboratorio euro-mediterraneo, promosso dalla locale Camera di Commercio e dal Ministero degli esteri.
Dalle statistiche presentate e dal confronto fra regioni, si evidenzia la marginalità dell’Isola nelle esportazioni verso il mercato mediterraneo.
Milano è la prima provincia per grado di mediterraneità (un mix d’indicatori che vanno dai valori dell’export al numero d’imprese interessate) seguita da Bologna, Pavia, Vicenza, Treviso.
Palermo, che ogni tanto qualcuno candida a “capitale del Mediterraneo”, si trova al 78° posto, dopo Catania al 54° e Messina al 60°. Fra le province siciliane quelle che più si avvicinano alla vetta della classifica troviamo Siracusa ( 9° posto) e Trapani (29°).
D’altra parte, basta dare uno sguardo ai flussi dell’interscambio globale siciliano con l’estero per accorgersi come il peso della nostra Regione sia davvero aleatorio e distorto, nel senso che la Sicilia continua ad essere caricata di un'importazione esorbitante di idrocarburi, senza averne vantaggio sul terreno dell’export.

Tab. n. 1 Principali aggregati del commercio estero siciliano, 2004 (in mln di euro correnti)




IMPORTAZIONI


ESPORTAZIONI


SALDO

Minerarie/petrolifere


7.478,7


2.080,4


- 5.398,3

Manifatturiere


2.608,9


3.880,1


+ 1.271,2

Agricole e pesca


112,7


209,8


+ 97,1

TOTALE Interscambio


10.203,3


4.158,5


- 6.044,8

Fonte: elaborazione da “Quadrante economico siciliano” n. 2/2004 - BdS



La storica anomalia del commercio estero siciliano

Come dire: la Sicilia importa e raffina enormi quantitativi di gas e di petrolio greggio per garantire benzine ed energia all’Italia del centro-nord e partecipa in misura trascurabile ai flussi di export verso i paesi d’origine degli idrocarburi. Una vistosa anomalia che, in parte, spiega la storia economica e politica della Regione.
Ma vediamo alcuni dati. Nel 2004, secondo l’ufficio studi del Banco di Sicilia, le importazioni totali siciliane hanno ammontato a 10, 2 miliardi (mld) di euro, di cui 7,4 mld (ovvero il 73%) da imputare in gran parte all’import d’idrocarburi, contro esportazioni per 4,1 mld di euro; con un saldo negativo globale di 6,0 mld.Il secondo aggregato, i “prodotti manifatturieri”, si attesa su un import di 2,6 mld (di cui 535 mln euro per prodotti petroliferi raffinati) con un saldo positivo di 1,2 mld. Da notare che fra le esportazioni la voce più consistente ( 2,0 mld) è quella dei “petroliferi raffinati”, ossia la metà dell’intero ammontare dell’export siciliano. Ancora petrolio! Incidenze davvero eccezionali, come se la Sicilia fosse un paese Opec di media portata.
Depurato dalla componente oil, infatti, l’export siciliano scende a soli 2,0 mld di euro che è il valore di tutte le altre esportazioni siciliane verso l’intero mondo.
Tutto ciò, mentre non s’intravedono politiche e flussi d’investimenti adeguati per favorire l’internazionalizzazione delle imprese e una loro più incisiva proiezione verso il mercato mediterraneo.



La Cina: un pericolo o una grande opportunità per la Sicilia?

Questa è la realtà di cui nessuno si occupa ai livelli politici ed economici decisionali.
I governanti siciliani s’illudono di modificarla aprendo qualche “casa Sicilia” all’estero o di esorcizzarla con campagne contro l’euro o contro il pericolo giallo, come sta facendo, a Ragusa, l’on. Incardona che vorrebbe fermare con un dito il gigante economico cinese.
Più che di un improbabile protezionismo, l’economia siciliana necessita di crescita ecocompatibile e differenziata, per confrontarsi in campo aperto con altre realtà, guardando all’Europa e soprattutto al Mediterraneo per riequilibrare il grave il divario fra import ed export.
E poi perché percepire la potenza economica e commerciale cinese soltanto come un pericolo?
Potrebbe, invece, diventare una nuova, grande opportunità per la Sicilia e più in generale per il Mediterraneo visto che la gran parte dei flussi mercantili cinesi verso l’Europa passano, e passeranno, attraverso il canale di Suez e il canale di Sicilia.
Ecco, qui, vedo una nuova centralità per la nostra Isola. Altro che dichiarare “guerra” alla Cina!
La Sicilia dovrebbe attrezzarsi per accogliere imponenti flussi di capitali cinesi e no e divenire una piattaforma di cooperazione produttiva e distributiva nel quadro dei nuovi accordi, in trattazione, fra U.E. Cina ed altri importanti Paesi orientali.
Si capovolgerebbe così, in positivo, il suo attuale ruolo: da periferia emarginata dell’Unione europea a snodo vitale dei nuovi flussi commerciali orientali per e dall’Europa. In questa prospettiva, si giustificherebbero un programma straordinario di grandi opere infrastrutturali ferroviarie, marittime ed aeree, l’insediamento di moderni sistemi di servizi all’impresa e quant’altro, per dare risposte vere alla massa dei giovani siciliani diplomati e laureati che fuggono da questa Sicilia che produce solo precariato e disoccupati.
Di fronte ai mutamenti in atto nel Mediterraneo e nel mondo, la Sicilia non può restare ferma e impaurita a difendere quel poco che ha, ma cimentarsi in uno sforzo creativo e competitivo per acquisire una funzione produttiva dinamica nel cuore del Mediterraneo.
Com’era una volta, nei secoli antecedenti la scoperta delle Americhe, quando l’Isola era al centro di una vitale circolarità economica e culturale.
Se vincerà la pace, la storia potrebbe ripetersi: dall’Oriente estremo e medio potrebbero venire gli impulsi fondamentali per rivitalizzare in tutti i sensi il Mediterraneo e garantire un futuro di prosperità alla Sicilia.



La Sicilia nella morsa della concorrenza dei paesi forti e dei paesi deboli

Stante ai dati Istat, elaborati dalla Camera di Commercio di Milano, la Sicilia, nel primo trimestre del 2005, ha esportato verso i 13 paesi mediterranei rivieraschi (*) il 10% circa del valore dell’export ed importato il 27% dell’import nazionali. Per avere un’idea, la sola provincia di Milano esporta il 15%, mentre la Lombardia il 30%. All’interno del contesto siciliano si registrano forti disparità fra province: oltre il 90 % dell’export isolano è attribuito a Siracusa, mentre Trapani eccelle nell’import col 66%.
Le altre province presentano percentuali trascurabili. (vedi sottostanti tabelle n. 2, 3 e 4).
Vistose asimmetrie si notano anche dall’esame degli andamenti % nell’ultimo quinquennio (2000-2005). Infatti, mentre i dati medi italiani si attestano intorno ad un + 31,4% dell’import e ad un + 17,9% dell’export, Agrigento registra rispettivamente + 222% e - 43,9%, Enna + 423% export + 19,4%, Palermo + 24% e - 20% e cosi via elencando. (vedi tab. n.5)
Infine, la ricerca della CCIA milanese offre un quadro delle 22.430 imprese italiane che commerciano con i paesi mediterranei. In Sicilia se ne contano 659 (ovvero il 2,9%) delle quali: 200 a Catania, 119 a Trapani, 91 a Ragusa, 86 ad Agrigento, 63 a Palermo, 59 a Siracusa. (vedi tab. n. 6)
Ne vien fuori una seria difficoltà della Sicilia ad operare nel futuro mercato euro-mediterraneo, giacché, oltre a competere con concorrenti agguerriti sul terreno tecnologico e industriale, dovrà far fronte all’immissione sul mercato interno italiano e siciliano di produzioni soprattutto agricole provenienti dai vari paesi rivieraschi. Insomma, La Sicilia rischia di subire la concorrenza delle aree forti europee e di quelle povere delle rive sud ed est del Mediterraneo.
Perciò, urge una profonda svolta politica ed economica, nel pieno rispetto delle procedure e dei parametri economici e finanziari comuni.
Soprattutto quando si rivendica l’ubicazione in Sicilia della Banca Euromediterranea che, forse, si sperava di acquisire facendo leva sulle amicizie politiche e personali fra governatori. Al convegno di Milano i dirigenti della Camera di commercio hanno riproposto tale progetto per rivendicarne la localizzazione nella capitale lombarda dove opera un’importante comunità finanziaria e nuovi fondi d’investimento e si concentra il 30% dell’export italiano verso il Mediterraneo.
Una realtà rilevante che autorizza l’establisment lombardo e no (da Tronchetti Provera a Formigoni, a Moratti, a Bassetti, a Lunardi, a Cimoli, ecc) a pensare di operare nel Mediterraneo come in una sorta di “cortile di casa”. Saltando la Sicilia. Poiché, il loro sforzo di coinvolgimento delle regioni non sembra oltrepassare Napoli.

Agostino Spataro



LA SICILIA NEGLI SCAMBI CON I PAESI DEL MEDITERRANEO*

Tab. n. 1
Principali aggregati del commercio estero siciliano, 2004
(in mln di euro correnti)




IMPORTAZIONI


ESPORTAZIONI


SALDO

Minerarie/petrolifere


7.478,7


2.080,4


- 5.398,3

Manifatturiere


2.608,9


3.880,1


+ 1.271,2

Agricole e pesca


112,7


209,8


+ 97,1

TOTALE Interscambio


10.203,3


4.158,5


- 6.044,8

Fonte: elaborazione da “Quadrante economico siciliano” n. 2/2004 - BdS

Tab. n. 2
Export Sicilia – Mediterraneo, per provincia
(1° trimestre 2005, valori in euro)

Rango nazionale


PROVINCIA


Export 1° trim. 2005


% su totale Italia

97


Agrigento


614.886


0,0

69


Caltanissetta


8.077.436


0,2

61


Catania


11.829.087


0,3

103


Enna


169.995


0,0

85


Messina


3.488.369


0,1

74


Palermo


6.112.754


0,2

75


Ragusa


5.955.908


0,2

2


Siracusa


355.948.387


9,5

87


Trapani


2.960.391


0,1




TOTALE SICILIA


395.157.213


10,6




Totale Italia


3.762.140.619


100,0

Fonte: Camera di Commercio di Milano e Istat, 2005

Tab. n. 3
Import Sicilia- Mediterraneo, per provincia
(1° trimestre 2005, valori in euro)

Rango nazionale


PROVINCIA


Import 1° trim. 2005


% su totale Italia

89


Agrigento


2.044.947


0,0

12


Caltanissetta


99.119.782


1,7

54


Catania


12.604.223


0,2

101


Enna


165.445


0,0

13


Messina


91.279.911


1,6

59


Palermo


10.079.215


0,2

76


Ragusa


3.146.039


0,1

5


Siracusa


291.339.963


5,0

1


Trapani


1.069.348.234


18,5




TOTALE SICILIA


1.579.127.758


27,3




Totale Italia


5.795.047.589


100, 0

Fonte: Camera di Commercio di Milano e Istat, 2005

Tab. n. 4
Interscambio globale Sicilia-Mediterraneo, per provincia
(1° trimestre 2005)

Rango nazionale


PROVINCIA


Volume (euro)


% su Italia

93


Agrigento


2.659.833


0,0

21


Caltanissetta


107.197.218


1,1

59


Catania


24.433.310


0,3

103


Enna


334.440


0,0

24


Messina


94.768.280


1,0

72


Palermo


16.191.969


0,2

80


Ragusa


9.101.947


0,1

4


Siracusa


647.288.350


6,8

1


Trapani


1.072.308.625


11,2




TOTALE SICILIA


1.974.273.972


20,7




Totale Italia


9.557.188.208


100,0

Fonte: Camera di Commercio di Milano su dati Istat, 2005

Tab. n. 5
Variazione % import-export province siciliane
(periodo 2000-2005)

PROVINCIA


IMPORT %


EXPORT %

Agrigento


+ 222,0


- 43,9

Caltanissetta


- 31,1


+ 156,1

Catania


+ 93,8


- 37,0

Enna


+ 423,3


+ 19,4

Messina


- 45,5


+ 182,2

Palermo


+ 24,0


- 20,3

Ragusa


+ 210,0


+ 32,6

Siracusa


- 11,6


+ 108,2

Trapani


+ 44,4


- 17,5

ITALIA


+ 31,2


+ 17,9

Fonte: Camera di Commercio di Milano e Istat 2000/2005

Tab. n. 6
Imprese siciliane che commerciano con Paesi mediterranei (2005)

Rango nazionale


PROVINCIA


n.ro imprese verso Mediterraneo


% su totale Italia

58


Agrigento


86


0,38

97


Caltanissetta


6


0,03

35


Catania


200


0,89

100


Enna


4


0,02

80


Messina


31


0,14

61


Palermo


63


0,28

55


Ragusa


91


0,41

62


Siracusa


59


0,26

49


Trapani


119


0,53




Totale SICILIA


659


2,94




Totale Italia


22.430


100,00

Fonte: Camera di Commercio di Milano su dati registro imprese 2005 i Paesi mediterranei qui considerati sono la Libia + 12 facenti parte del programma Meda e precisamente: Algeria, Cipro, Egitto, Giordania, Israele, Libano, Malta, Marocco, Siria, Territori palestinesi, Tunisia, Turchia.

Agostino Spataro

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domenica 15 aprile 2012, ore 17:58
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Messaggio Re: Sarà...ma non mi fido!
Non ci vedo chiaro in questa sorta di investimento dei cinesi,non riesco a fidarmi di loro.
Mi danno più l'impressione di nuovi coloni che vengono solo a mangiare e a scipparci le ricchezze.
Tutt'al più potremmo ripristinare la vecchia politica economica(secondo me la migliore) del Regno delle Due Sicilie; politica economica aperta a investimenti esteri e/o privati(come fu per le prime ferrovie finanziate da banchieri come Fenzi,etc..)ma con assoluta vigilanza e controllo statale.
Se nbon ricordo male,l'Economia del Regno era pubblica.

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domenica 15 aprile 2012, ore 18:03
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Messaggio Re: Sarà...ma non mi fido!
Diventeremo schiavi dei cinesi.
Dobbiamo chiudergli i mercti a rischio di morire di fame.
La storia dell'invasione economica della Cina non finirà bene.
Questo è il preludio alla terza guerra mondiale.
Quando Usa ed Europa si acorgeranno che la loro economia e la loro stabilità, dipenderà solo dalla Cina e quando la Cina comincerà a chiedere il conto, a quel punto saranno dolori per tutti e le nostre potenze dovranno reagire in qualche modo.

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Messaggio Re: Sarà...ma non mi fido!
ellenico ha scritto:
Non ci vedo chiaro in questa sorta di investimento dei cinesi,non riesco a fidarmi di loro.
Mi danno più l'impressione di nuovi coloni che vengono solo a mangiare e a scipparci le ricchezze.
Tutt'al più potremmo ripristinare la vecchia politica economica(secondo me la migliore) del Regno delle Due Sicilie; politica economica aperta a investimenti esteri e/o privati(come fu per le prime ferrovie finanziate da banchieri come Fenzi,etc..)ma con assoluta vigilanza e controllo statale.
Se nbon ricordo male,l'Economia del Regno era pubblica.

è la burocrazia in italia che ci frega...quella del regno delle due sicilie era una burocrazia snella ed efficiente, quella posrtata dai savoia era incentrata tutto allo sviluppo militare (del nord) sfruttando la leva (del sud) per poter contrastare vicini un po' troppo "allegri". bisogna riformare il paese perchè così è come camminare con il freno a mano. che si sappia lo statuto autonomo della regione Sicilia permette di adottare una burocrazia ad hoc (sempre nei limiti imposti da legge e costituzione italiana) o dipendiamo anche in questo campo dalle scelte di Roma?

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lunedì 16 aprile 2012, ore 10:04
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Messaggio Re: Sarà...ma non mi fido!
aury88 ha scritto:
ellenico ha scritto:
Non ci vedo chiaro in questa sorta di investimento dei cinesi,non riesco a fidarmi di loro.
Mi danno più l'impressione di nuovi coloni che vengono solo a mangiare e a scipparci le ricchezze.
Tutt'al più potremmo ripristinare la vecchia politica economica(secondo me la migliore) del Regno delle Due Sicilie; politica economica aperta a investimenti esteri e/o privati(come fu per le prime ferrovie finanziate da banchieri come Fenzi,etc..)ma con assoluta vigilanza e controllo statale.
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è la burocrazia in italia che ci frega...quella del regno delle due sicilie era una burocrazia snella ed efficiente, quella posrtata dai savoia era incentrata tutto allo sviluppo militare (del nord) sfruttando la leva (del sud) per poter contrastare vicini un po' troppo "allegri". bisogna riformare il paese perchè così è come camminare con il freno a mano. che si sappia lo statuto autonomo della regione Sicilia permette di adottare una burocrazia ad hoc (sempre nei limiti imposti da legge e costituzione italiana) o dipendiamo anche in questo campo dalle scelte di Roma?


Dipendiamo troppo dalle scelte di Roma.
Finora nessuno degli attuali politici siciliani ha saputo sfruttare la nostra Autonomia,molti hanno sfruttato il temine per dare un nome ai loro partiti.

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lunedì 16 aprile 2012, ore 12:39
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Messaggio Re: Sarà...ma non mi fido!
gianiro ha scritto:
Diventeremo schiavi dei cinesi.
Dobbiamo chiudergli i mercti a rischio di morire di fame.
La storia dell'invasione economica della Cina non finirà bene.
Questo è il preludio alla terza guerra mondiale.
Quando Usa ed Europa si acorgeranno che la loro economia e la loro stabilità, dipenderà solo dalla Cina e quando la Cina comincerà a chiedere il conto, a quel punto saranno dolori per tutti e le nostre potenze dovranno reagire in qualche modo.


E' vero che sono una grande superpotenza,ma in Occidente riguardo alle politiche del lavoro siamo più di un secolo avanti.
Sono della tua idea,dobbiamo chiudergli i mercati e non possiamo permettere che questi arroganti possano oscurare anche il futuro dei siciliani! :evil:

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lunedì 16 aprile 2012, ore 12:41
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Messaggio Re: Sarà...ma non mi fido!
aury88 ha scritto:
ellenico ha scritto:
Non ci vedo chiaro in questa sorta di investimento dei cinesi,non riesco a fidarmi di loro.
Mi danno più l'impressione di nuovi coloni che vengono solo a mangiare e a scipparci le ricchezze.
Tutt'al più potremmo ripristinare la vecchia politica economica(secondo me la migliore) del Regno delle Due Sicilie; politica economica aperta a investimenti esteri e/o privati(come fu per le prime ferrovie finanziate da banchieri come Fenzi,etc..)ma con assoluta vigilanza e controllo statale.
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è la burocrazia in italia che ci frega...quella del regno delle due sicilie era una burocrazia snella ed efficiente, quella posrtata dai savoia era incentrata tutto allo sviluppo militare (del nord) sfruttando la leva (del sud) per poter contrastare vicini un po' troppo "allegri". bisogna riformare il paese perchè così è come camminare con il freno a mano. che si sappia lo statuto autonomo della regione Sicilia permette di adottare una burocrazia ad hoc (sempre nei limiti imposti da legge e costituzione italiana) o dipendiamo anche in questo campo dalle scelte di Roma?


Nella mia vicenda personale riguardante la mia casa, so per certo che la burocrazia è certamente un potente ostacolo, ma non è il vero problema.
Il vero problema è che la burocrazia è creata ad hoc per far si che si deve bussare alle porte dei vari enti a chiedere a titolo di "cortesia" la velocizzazione delle pratiche. E' vero che si ottiene tutto anche senza "cortesie", come nel nostro caso, ma è anche vero che da tre anni abbiamo el case finite ed ancora non ci possiamo andare ad abitare.
Quello che strafotte questo min*ia di stato italiano della min*ia è la corruzione.
La corruzione è il primo dei mali. Infesta tutto, politica, magistratura, imprenditoria, forze armate, banche, tutto.
Il nostro Stato è fondato sulla corruzione e sul clientelismo.
Basta vedere come i cinesi non trovano nessun ostacolo alla nostra burocrazia.
Aprono un negozio in un mese scarso, con tutte le licenze, tutti i pareri, tutto!
Per i nostri ci vogliono anni.
La differenza sta nel fatto che loro hanno soldi cash in maniera spropositata, sicuramente dati dal loro governo, perchè ditemi come si fa a pagare un negozio in pieno centro a catania cash.
Gente dall'aspetto miserabile, è ovvio che non sono soldi loro.

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lunedì 16 aprile 2012, ore 22:48
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Messaggio Re: Sarà...ma non mi fido!
Gianiro come hai detto giustamente tu è la burocrazia così come è impostata adesso che favorisce fenomeni quali la corruzione. alla fine una burocrazia snella ed efficiente permetterebbe di identificare più facilmente i comportamenti illeciti sopratutto quelli riguardanti la corruzione. IMHO. comunque nessuno è riuscito a rispondermi...la burocrazia in sicilia potrebbe venir variata (seppur nel rispetto della legge) magari sfruttando lo statuto speciale siciliano o è una delle cose per cui non c'è possibilità di gestione autonoma?

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martedì 17 aprile 2012, ore 19:15
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Messaggio Re: Sarà...ma non mi fido!
Corruzione e burocrazia sono effettivamente due mali che si alimentano vicenevolmente.

Lo Statuto siciliano non consente id fare una ceppa di pene, perchè anche se nella ipotesi più recondita ai limiti del paranormale, dei politici volessero applicarlo, il governo nazionale cambierebbe la costituzione pur di evitarlo.

Non sognamo, lo statuto siciliano, a meno di miracoli, resterà solo un bel libro.

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martedì 17 aprile 2012, ore 21:48
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Messaggio Re: Sarà...ma non mi fido!
Ma sapete quanti soldi arrivano in Sicilia? Un mare, lo statuto lo usano solo per aver ulteriori privilegi, sono i "governatori" della Sicilia ad essere ladri.

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martedì 17 aprile 2012, ore 22:33
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Messaggio Re: Sarà...ma non mi fido!
Razio ha scritto:
Ma sapete quanti soldi arrivano in Sicilia? Un mare, lo statuto lo usano solo per aver ulteriori privilegi, sono i "governatori" della Sicilia ad essere ladri.


poichè discepoli di garibaldi.

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Attrezzatura e tecnica sono solo l'inizio. È il fotografo che conta più di tutto. (John Hedgecoe)


martedì 17 aprile 2012, ore 22:49
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Messaggio Re: Sarà...ma non mi fido!
gianiro ha scritto:
aury88 ha scritto:
ellenico ha scritto:
Non ci vedo chiaro in questa sorta di investimento dei cinesi,non riesco a fidarmi di loro.
Mi danno più l'impressione di nuovi coloni che vengono solo a mangiare e a scipparci le ricchezze.
Tutt'al più potremmo ripristinare la vecchia politica economica(secondo me la migliore) del Regno delle Due Sicilie; politica economica aperta a investimenti esteri e/o privati(come fu per le prime ferrovie finanziate da banchieri come Fenzi,etc..)ma con assoluta vigilanza e controllo statale.
Se nbon ricordo male,l'Economia del Regno era pubblica.

è la burocrazia in italia che ci frega...quella del regno delle due sicilie era una burocrazia snella ed efficiente, quella posrtata dai savoia era incentrata tutto allo sviluppo militare (del nord) sfruttando la leva (del sud) per poter contrastare vicini un po' troppo "allegri". bisogna riformare il paese perchè così è come camminare con il freno a mano. che si sappia lo statuto autonomo della regione Sicilia permette di adottare una burocrazia ad hoc (sempre nei limiti imposti da legge e costituzione italiana) o dipendiamo anche in questo campo dalle scelte di Roma?


Nella mia vicenda personale riguardante la mia casa, so per certo che la burocrazia è certamente un potente ostacolo, ma non è il vero problema.
Il vero problema è che la burocrazia è creata ad hoc per far si che si deve bussare alle porte dei vari enti a chiedere a titolo di "cortesia" la velocizzazione delle pratiche. E' vero che si ottiene tutto anche senza "cortesie", come nel nostro caso, ma è anche vero che da tre anni abbiamo el case finite ed ancora non ci possiamo andare ad abitare.
Quello che strafotte questo min*ia di stato italiano della min*ia è la corruzione.
La corruzione è il primo dei mali. Infesta tutto, politica, magistratura, imprenditoria, forze armate, banche, tutto.
Il nostro Stato è fondato sulla corruzione e sul clientelismo.
Basta vedere come i cinesi non trovano nessun ostacolo alla nostra burocrazia.
Aprono un negozio in un mese scarso, con tutte le licenze, tutti i pareri, tutto!
Per i nostri ci vogliono anni.
La differenza sta nel fatto che loro hanno soldi cash in maniera spropositata, sicuramente dati dal loro governo, perchè ditemi come si fa a pagare un negozio in pieno centro a catania cash.
Gente dall'aspetto miserabile, è ovvio che non sono soldi loro.



Secondo me li manda il governo cinese come colonizzatori economici.
Innanzi tutto,sloro pagano spesso gli affitti dei locali in anticipo e a prezzi più alti di quelli di mercato...e che locali tra l'altro!

Gianì,sul Mediterraneo oltre che i cinesi,mi fanno più paura i francesi.

Ti sembrerà una sciocchezza ciò che scrivo ma riflettiamo sul fatto che anche in Italia diverse grosse aziende commerciali sono francesi.

Il nord Africa lo considerano ancora un loro dominio.

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mercoledì 18 aprile 2012, ore 13:38
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Messaggio Re: Sarà...ma non mi fido!
A me fanno paura i licatesi. Ma di cosa stiamo parlando? Siamo nel 2012,non nel 1932.

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mercoledì 18 aprile 2012, ore 14:08
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Messaggio Re: Sarà...ma non mi fido!
Razio ha scritto:
A me fanno paura i licatesi. Ma di cosa stiamo parlando? Siamo nel 2012,non nel 1932.


Ragassi...non siamo mica qui a dar da bere alle cozze :lol:

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-Eleanor Roosevelt


mercoledì 18 aprile 2012, ore 15:49
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Messaggio Re: Sarà...ma non mi fido!
dada ha scritto:
Razio ha scritto:
A me fanno paura i licatesi. Ma di cosa stiamo parlando? Siamo nel 2012,non nel 1932.


Ragassi...non siamo mica qui a dar da bere alle cozze :lol:


Perchè no! Sarebbe un'ottima occupazione!

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mercoledì 18 aprile 2012, ore 16:51
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