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Sarà difficile per gli storici capire il suicidio europeo. 
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Messaggio Sarà difficile per gli storici capire il suicidio europeo.
La verità sulla
situazione politica
attuale


di Ida Magli
ItalianiLiberi | 12 Febbraio 2008

La “grande decisione” di fondere sia a destra che a sinistra in due soli partiti le varie entità esistenti è scaturita da una sola motivazione: collocarsi con chiarezza e con un peso autorevole nel parlamento europeo. Cosa che non è stata minimamente detta all’elettorato. Berlusconi a dire il vero vi ha alluso ogni tanto richiamandosi al PPE che è il partito popolare europeo (il vizio di adoperare una molteplicità di sigle fa parte del disprezzo verso i cittadini con la volontà di impedire loro di capire bene i contenuti che vi sono nascosti) ma l’ha fatto “di passaggio”, senza darvi importanza. La prova, tuttavia, si trova nell’adesione di Alleanza Nazionale. Malgrado gli sforzi fatti da Fini negli ultimi anni per far dimenticare l’antico passato missino, i suoi viaggi in Israele e le sue sfacciate piaggerie nei confronti degli Ebrei, identificarsi con il partito di Berlusconi è l’unico sistema sicuro per partecipare al Partito Popolare Europeo. Veltroni, invece, non lo ha neanche detto; anzi, si è rivolto “all’Italia” nel suo discorso programmatico, se ne è andato a Spello per pronunciarlo, città di S.Francesco patrono d’Italia, ha cantato l’inno di Mameli, memore di quanto è riuscito a farsi amare Ciampi, diventato presidente della repubblica italiana come premio per averne venduto al minimo prezzo la sovranità, proprio fingendo il massimo amore per l’Italia attraverso l’esaltazione pregna di grottesca retorica, di bandiere e divise. Ma rimane il fatto che sarebbe stato difficile per l’ex partito comunista entrare a far parte del grande Partito Socialista Europeo.
Con programmata simultaneità Napolitano ha approfittato del discorso pronunciato all’università di Trento, per autorizzare il Governo dimissionario a ratificare il cosiddetto trattato di Lisbona, che altro non è che la versione edulcorata di quella costituzione europea che è stata rifiutata con i referendum dai Francesi e dagli Olandesi. Cosa volete che sia perdere del tutto l’indipendenza e l’identità? Fa parte del disbrigo degli affari correnti… tanto più se il Capo dello Stato, venendo meno ai suoi doveri, ha già assicurato che lo firmerà. Del resto si è fatto sempre così. L’annessione all’Europa è stata realizzata pezzo per pezzo con il sotterfugio, con rocambolesche trovate incostituzionali sulle quali, come di norma quando si tratta dell’Europa, nessun organo di garanzia istituzionale ha trovato da eccepire.

L’unica volta in cui non era possibile farlo in silenzio, si è scelta la strategia opposta: esaltazione, tripudio, brillio d’argento e d’oro hanno accompagnato lo sciagurato ingresso della nuova moneta nelle povere tasche degli Italiani, mentre Ciampi e Prodi festeggiavano a Bruxelles brindando felici alla fine della sovranità e della indipendenza dell’Italia.

Insomma si distrugge la nazione italiana fingendo di amarla e rafforzarla. E’ questa la tattica che è stata seguita fin dall’inizio da tutti i governanti degli Stati europei i quali ben sanno che i popoli non avrebbero mai accettato il progetto di unificazione se fossero stati realmente messi al corrente del suo scopo.

Il silenzio, o la scarsissima informazione, da parte dei mezzi di massa, ha sostenuto fino ad oggi, con la nefanda complicità dei giornalisti, l’azione dei politici. Si è deciso che era venuto il momento di presentarsi all’Europa, che sta portando a termine il legame politico ratificando la pseudo- costituzione, con le mani libere e con voce capace di farsi sentire. L’accordo fra Berlusconi e Veltroni è nato in funzione di questo rafforzamento in Europa. Per questo stesso motivo è stata prevista una fase costituente di cosiddette larghe intese: si tratta di togliere al vestito costituzionale che regge l’Italia, gli innumerevoli rammendi, toppe, aggiunte, che a poco a poco vi si sono accumulate a causa dell’inserimento quasi clandestino di tante normative europee e finalmente uscire dall’angolo di Stato periferico in cui l’Italia si trova.
C’è chi lavora gli italiani che amano la patria ai fianchi e chi alla faccia. Si sostiene che è stato l’amore per la patria a scatenare le guerre dimenticando allegramente quale fosse la condizione dell’Italia suddita dello Stato Pontificio, degli Asburgo. Analfabeta, priva d’acqua, di assistenza sanitaria, di libertà, oppressa da innumerevoli uffici censura da una frontiera all’altra. Questo per quanto riguarda l’Ottocento fino alla prima guerra mondiale. Per la seconda guerra mondiale, invece, fino a quando sarà psicologicamente e culturalmente proibito percorrerne davvero la storia, non potremo neanche cercare di capire quello che è avvenuto. Ma è senza dubbio falso attribuirne la responsabilità e le colpe all’amore per la patria.


Dobbiamo invece guardare in faccia il progetto europeo nella sua realtà. Si tratta di un progetto nato per conseguire due scopi in contraddizione l’uno con l’altro. Il primo: eliminare le Nazioni, le Patrie, colpevoli delle guerre, e in primis la Germania, cancellando le singole identità a partire dai confini fino alla lingua, alla produzione letteraria, artistica, economica. Per ottenere meglio questa cancellazione si è stabilito che saranno uguali i programmi scolastici e gli indirizzi economici con un’unica fornitrice di denaro: la banca centrale europea. Tutto questo lo abbiamo già vissuto e lo stiamo vivendo.

Ma il secondo scopo era quello di ottenere una Europa forte economicamente e politicamente che potesse opporsi agli Stati Uniti d’America e prenderne il posto nella guida del mondo. Uno scopo, appunto, in contraddizione con il primo. Togliere ai popoli d’Europa tutto ciò che ne ha formato la ricchezza lungo lo svolgersi della storia, ciò di cui sono capaci: la produzione intellettuale, artistica, musicale, poetica, filosofica, ha significato annientarne l’intelligenza, lo spirito critico, il gusto estetico riducendoli a un solo indicatore di valore, l’unico di cui si serve l’unione europea: il PIL.

E per quanti sforzi facciano i politici nell’esortarli alla “competitività”, gli Italiani, ma anche i Francesi o i Tedeschi, non sono produttori di mercati, non amano diventare bravi bottegai. Gli industriali si lamentano del “declino” dell’Italia, della mancanza di invenzione, di ricerca, ma di quale invenzione, di quale ricerca parlano? Non si può chiedere agli Italiani di dedicarsi all’invenzione di una nuova macchina affettatrice… C’è chi lo può e lo sa fare, ma ciò non toglie che l’Italia, l’Europa sono state volutamente uccise. Chi ha pensato che Bach o Beethoven non fossero figli e rappresentanti della “tedeschità” e che soltanto da quella potevano nascere, così come Petrarca o Leopardi sono figli della”italianità” e soltanto da quella potevano nascere, è un cieco despota oltre che un rozzo mercante.


L’Europa, dunque, è già fallita nei suoi scopi di grandezza perché non poteva non fallire. Avrebbe potuto essere forte se le Nazioni, i singoli Stati fossero stati chiamati a sommare le proprie capacità, non a distruggerle. Rimangono le sue macerie che i politici fingono di vedere invece come le mura di un palazzo in costruzione. Presto queste macerie saranno invase dalle masse musulmane che premono dentro e fuori, ben contente di trovarle già plasmate per loro: senza patria, senza arte, senza musica, senza spirito critico, senza “forma”. Non avranno da cambiare neanche le banconote: l’euro è stato pensato per loro. Senza “rappresentazioni” di nessun genere, a noi sono sembrate tanto squallide, tanto brutte, ma il segreto era quello: dovevano essere “pure”.
Sarà difficile per gli storici futuri capire il perché di un tale suicidio.

Roma, 12 Febbraio 2008

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MA UNN'HAI 'CCHI FARI?

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Io ho postato un articolo politico di una grande gionalista che rispecchia molto il mio punto di vista.

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xkè nn ti fai giornalista pure tu?

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Sù già assai...comunque siamo O.T.

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Condivido l'articolo.

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Sono d'accordo al 1000% con l'articolo


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Io invece non sono daccordo per niente :D
W l'europa e i cittadini europei e soprattutto la modernità


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