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Cose da pazzi 
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Messaggio Cose da pazzi
Io non commento sono troppo schifato ed indignato per trovare parole adatte, LEGGETE

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lunedì 30 giugno 2008, ore 21:03
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ciò vuol dire che ci sn persone veramente senza scrupoli!!!!

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lunedì 30 giugno 2008, ore 21:13
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Messaggio Ogni male possibile
Avevo letto sta roba...

Con tutto il cuore, auguro ogni male possibile ai signori della Umbria Olii a cui è passato per la testa di chiedere i soldi ai familiari delle vittime.
Auguro ogni male possibile, con tutto il cuore, ai delegati della Umbria Olii e agli avocati della Umbria Olii che hanno avuto il ruolo di portavoce e costruttori di una proposta tanto indecente.


martedì 1 luglio 2008, ore 1:04
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gianiro ha scritto:
Potevano evitare.

Non c'è niente da scandalizzarsi però.

Se io salgo su un serbatoio con una sigaretta accesa, dopo essere stato istruito e dopo aver letto decine di cartelli vietato fumare, e salto in aria, la colpa non è certo dell'azienda che anzi subisce un danno.

Io sono costretto al lavoro a richiamare spesso i lavoratori a rispettare le nome basilari per la sicurezza.
Quando uno scarica una botte di benzina, è necessario collegare il cavo di massa. Questa operazione richiede 20 secondi massimo e serve ad evitare che (caso raro) l'autobotte prenda fuoco ed esploda a causa della corrente elettrostatica. min*ia, richiami, urla, spiegazioni, sedute informative...NIENTE! La mettono solo se ci sono io o il mio capo.
Sulla lavagna ho scritto:
"Se qualche volta esplode un'autobotte perchè mancava il collegamento di massa, saranno solo cazzi vostri. Dirò alle famiglie che eravate stati informati e ho le prove firmate, e quindi di evitare di rompere i
c******i".

Spesso c'è da lottare con l'ignoranza.
Una volta dissi ad un carpentiere che non andavano fatte saldature all'interno di un'area precisa. "Certo, sicuro, a chi mi pigghia ppì scimunitu".
Vado a mangiare torno e lo vedo col saldatore lì dove non doveva essere. Mi ha risposto: "Era solo un coccio di saldatura".
Mah!




I legali delle famiglie: "Azione dilatoria". L'avvocato Sandro Parroni, che insieme al figlio Dino rappresenta la famiglia Manili, sottolinea che la richiesta di risarcimento danni (che coinvolge anche un'assicurazione) si basa su un accertamento tecnico svolto in sede civile "ancora sub judice". Da una relazione depositata da un esperto - di cui i legali hanno chiesto la sostituzione - è emerso che l'esplosione di uno dei serbatoi della Umbria Olii sarebbe stata causata dall'uso di una saldatrice per fissare una passerella metallica alla sommità dei silos mentre invece questa attrezzatura, secondo la relazione, non doveva essere impiegata.
Non se questo è vero. Se è vero, rispecchia pienamente quanto detto sopra.
Quando una ditta prende un lavoro in appalto, riceve delle disposzioni scritte che devono essere rispettate.
Se queste norme scritte sono state disatesse, l'Umbria Olìì può chiedere risarcimento dei danni non alle famiglie ma alla ditta esecutrice dei lavori che in teoria dovrebbe essere assicurata anche per i danni.


Conclusioni opposte - dice l'avvocato Parroni - a quelle alle quali sono giunti gli esperti nominati dal gip di Spoleto che l'11 luglio prossimo dovrà decidere se rinviare a giudizio - come chiede la procura - il titolare della Umbria Olii Giorgio Del Papa per omicidio colposo plurimo, disastro colposo, e violazioni a norme per la sicurezza del lavoro. Il pm gli ha inoltre contestato l'aggravante della colpa con previsione dell'evento
Se invece la verità è questa, il titolare deve marcire in carcere prima e all'inferno dopo!





La sicurezza sul lavoro è importante anche nella nostra azienda che non è ne chimica ne niente di simile (telecomunicazioni) I corsi che organizza per informare i lavoratori sono martellanti. La tutela del singolo lavoratore deve essere data dalla collaborazione dei lavoratori e dell'azienda e spesso bastano dei semplici accorgimenti per evitare un disastro...
Ma il fatto che Umbria Olii abbia chiesto un risarcimento alle famiglie delle vittime resta di per se un fatto osceno e scandaloso :cry:


martedì 1 luglio 2008, ore 8:38
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gianiro ha scritto:
Potevano evitare.

Non c'è niente da scandalizzarsi però.

Se io salgo su un serbatoio con una sigaretta accesa, dopo essere stato istruito e dopo aver letto decine di cartelli vietato fumare, e salto in aria, la colpa non è certo dell'azienda che anzi subisce un danno.

Io sono costretto al lavoro a richiamare spesso i lavoratori a rispettare le nome basilari per la sicurezza.
Quando uno scarica una botte di benzina, è necessario collegare il cavo di massa. Questa operazione richiede 20 secondi massimo e serve ad evitare che (caso raro) l'autobotte prenda fuoco ed esploda a causa della corrente elettrostatica. min*ia, richiami, urla, spiegazioni, sedute informative...NIENTE! La mettono solo se ci sono io o il mio capo.
Sulla lavagna ho scritto:
"Se qualche volta esplode un'autobotte perchè mancava il collegamento di massa, saranno solo cazzi vostri. Dirò alle famiglie che eravate stati informati e ho le prove firmate, e quindi di evitare di rompere i
c******i".

Spesso c'è da lottare con l'ignoranza.
Una volta dissi ad un carpentiere che non andavano fatte saldature all'interno di un'area precisa. "Certo, sicuro, a chi mi pigghia ppì scimunitu".
Vado a mangiare torno e lo vedo col saldatore lì dove non doveva essere. Mi ha risposto: "Era solo un coccio di saldatura".

Mah!




I legali delle famiglie: "Azione dilatoria". L'avvocato Sandro Parroni, che insieme al figlio Dino rappresenta la famiglia Manili, sottolinea che la richiesta di risarcimento danni (che coinvolge anche un'assicurazione) si basa su un accertamento tecnico svolto in sede civile "ancora sub judice". Da una relazione depositata da un esperto - di cui i legali hanno chiesto la sostituzione - è emerso che l'esplosione di uno dei serbatoi della Umbria Olii sarebbe stata causata dall'uso di una saldatrice per fissare una passerella metallica alla sommità dei silos mentre invece questa attrezzatura, secondo la relazione, non doveva essere impiegata.
Non se questo è vero. Se è vero, rispecchia pienamente quanto detto sopra.
Quando una ditta prende un lavoro in appalto, riceve delle disposzioni scritte che devono essere rispettate.
Se queste norme scritte sono state disatesse, l'Umbria Olìì può chiedere risarcimento dei danni non alle famiglie ma alla ditta esecutrice dei lavori che in teoria dovrebbe essere assicurata anche per i danni.


Conclusioni opposte - dice l'avvocato Parroni - a quelle alle quali sono giunti gli esperti nominati dal gip di Spoleto che l'11 luglio prossimo dovrà decidere se rinviare a giudizio - come chiede la procura - il titolare della Umbria Olii Giorgio Del Papa per omicidio colposo plurimo, disastro colposo, e violazioni a norme per la sicurezza del lavoro. Il pm gli ha inoltre contestato l'aggravante della colpa con previsione dell'evento
Se invece la verità è questa, il titolare deve marcire in carcere prima e all'inferno dopo!

io a verbania all'acetati ho visto licenziare un tizio che con la saldatrice era entrato in una zona dove era sconsigliato accendere fuochi e fare scintille.
credo che per certa gente ottusa o ignorante ci vuole un gesto forte così aumenti la propria consapevolezza.
chiedere i danni alle famiglie però è troppo!!!

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martedì 1 luglio 2008, ore 10:24
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giani' ammesso e non concesso che è come dici tu....ma con quale faccia i pezzenti hanno chiesto i soldi a chi ha gia' perso i familiari? ma chi è stato ad avere l'idea? vorrei propio vederlo in faccia.......se c'è l'ha, questo quando si guarda allo specchio di sputa da solo....vergogna...

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martedì 1 luglio 2008, ore 18:08
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gianiro ha scritto:
RAZIO ha scritto:
giani' ammesso e non concesso che è come dici tu....ma con quale faccia i pezzenti hanno chiesto i soldi a chi ha gia' perso i familiari? ma chi è stato ad avere l'idea? vorrei propio vederlo in faccia.......se c'è l'ha, questo quando si guarda allo specchio di sputa da solo....vergogna...


Infatti, la penso come te.
I soldi, se l'azienda reputa di aver subito un danno, li deve chiedere alla ditta esecutrice dei lavori e non ai familiari dei morti.


Credo che sfortunatamente uno di quei poverini che sono moti era anche titolare dell'azienda che eseguiva i lavori, magari e questo che ha creato questa situazione, non riesco a credere che al mondo ci possa essere qualcuno cosi meschino e senza scrupoli


martedì 1 luglio 2008, ore 21:01
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Come sono regolati, per legge, i lavori in un stabilimento o in qualsiasi altro settore del mondo del lavoro.

La ditta primaria chiama una ditta esterna al suo stabilimento o alla sua azienda e gli prospetta il lavoro che si deve eseguire in una certa zona.
La ditta primaria emette per questo lavoro un permesso semplice o un permesso a fuoco adatto per quel lavoro. In questo permesso ci stanno le firme di chi ordina il lavoro e di chi deve eseguirlo, in questo permesso viene descritto il lavoro e i mezzi per poterlo esplicare indicando anche i mezzi occorrenti per la sicurezza del cantiere e del personale.
La ditta primaria ha il dovere di controllare durante il lavoro se tutto procede come scritto sul permesso di lavoro, in caso di non osservanza di quanto scritto si procede al ritiro del permesso, motivandolo e la ditta esecutrice rischia in questo caso una multa oltre una lettera di diffida e se già recidiva la cancellazione delle ditte esterne ad eseguire lavori in quel stabilimento.
Se poi la ditta primaria chiude un occhio o li chiude tutti e due significa che c’è qualcosa che non quadra, ad esempio: lavori appaltati con un ribasso elevatissimo (e qui bisogna vedere chi ci specula) e un pagamento posdatato a 90 giorni o addirittura o sentito dire a 180 giorni.
Ciò si riflette sia sulla qualità del lavoro e sia sulla sicurezza globale del lavoro.
Per i datori di lavoro i morti hanno sempre torto (non possono difendersi), mettici poi una certa dose di cinismo personale di chi gestisce il momento o le lacrime di coccodrillo e il tutto si cerca di farlo passare con meno fragore possibile.
Dovrebbero essere i compagni di lavoro a denunziare a chi di dovere le cose che non vanno , come prassi, in quel cantiere, ma per fare questo ci vuole coraggio e non tutti c’è l’hanno.
Oggi il lavoro è molto, molto precario e il licenziamento è sempre dietro l’angolo per qualsiasi motivo.
Chi ha provveduto a far si che il lavoro sia precario in quasi tutte le attività ha sulla coscienza tutti questi morti bianche, permettendo un tipo di trattamento che sta portando i lavoratori ai tempi delle baronie, dove lavorava solo chi abbassava la testa e qualche altra cosa.
Piano piano si cerca di schiavizzare il lavoro e a quanto pare ci stanno riuscendo.
Chi non riesce a capire questa andazzo si vada a sentire la storia di “Turiddu Carnivali = Salvatore Carnevale” e la ballata “Lu trenu di lu suli

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martedì 1 luglio 2008, ore 22:09
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In Italia ci sono pochissime persone con le palle, invece gli ominicchi e i quaraquà abbondano sia nella parte dei lavoratori che nella parte degli imprenditori.
Siccome quasi nessuno vince gli appalti in maniera cristallina, ma tramite gli amici degli amici che ti danno l’imboccata giusta e che quindi pretendono il contraccambio, vedi assunzioni di favore di gente incompetente per un certo tipo di lavoro e che non puoi toccare nemmeno con un dito altrimenti hai finito di lavorare, ma le leggi nel mondo del lavoro esistono, eccome se esistono.
Un operario può essere licenziato in tronco se non fa gli interessi dell’azienda o crea dolo nella fattispecie della noncuranza degli arnesi di lavoro che gli vengono affidati, ad esempio: se si danneggia una ruspa appositamente per procurare un danneggiamento all’azienda, e tantissimi altri casi che non sto qui ad elencare.
Ve lo ricordate quegli operai legatesi con le catene alla torre del municipio, qualche anno fa? Ebbene il loro licenziamento a primo acchito sembrava un’ingiustizia, poi invece si è scoperto che danneggiano i mezzi aziendali per non lavorare e quindi sono stati giustamente licenziati.
I licenziamenti per giusta causa tante volte non si sono applicate perché le aziende avevano le mani legate.
Allora io dico sciogliamo queste catene, mandiamo alle ortiche i favoritismi e cominciamo a lavorare per i nostri meriti, vedremo così aziende capaci di produrre bene il loro lavoro e lavoratori all’altezza e degni di questo nome.
Ne guadagneremo tutti, sia per la qualità del prodotto realizzato sia per la notorietà dell’azienda nel mondo del lavoro, anche internazionale
Semplice no! Ma quando è difficile per quest’Italia
Una volta dovetti (essendo io un delegato) difendere un lavoratore in malattia, che durante la visita fiscale non fu trovato in casa. La diagnosi della malattia era un disturbo al cuore. Quel lavoratore si è giustificato asserendo che quella mattina si era sentito male ed era andato presso un specialista del cuore, avendo cura di informare l’azienda per cui lavorava. I diverbi di lavoro, in seconda sessione,in quel tempo, venivano discussi nell’ufficio del lavoro ed erano patrocinati gratuitamente. Siccome le liti di lavoro si erano impennati si era pensato di inserire un tiket medio robusto da parte dei contraenti la lite, al che sia l’azienda che il patronato hanno deciso , visto la novità a soprassedere, e il caso l’abbiamo risolto tra noi.
Comunque quella controversia l’avremmo persa perché l’azienda asseriva che una persona che improvvisamente si sente male non va da uno specialista (cui prima bisogna prenotarsi, visto l’agenda) ma al pronto soccorso onde avere le primissime cure per cui dopo seguire l’iter medico.
Andando a rivisitare la materia controversa, si, quella causa l’avremmo persa.

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giovedì 3 luglio 2008, ore 0:23
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