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Storia ed Arte a Gela
Necropoli vicino Gela
Necropoli di Manfria
A circa 10 chilometri ad Ovest di Gela, in contrada Manfria, si alza un gruppo di collinette che fin dall ' età protostorica furono intensamente abitate. Gli scavi hanno messo in luce resti di diversi villaggi protostorici d ' età castellucciana; le pareti rocciose delle collinette di questa contrada, sono inoltre costellate di tombe a forno dell ' Età del Bronzo.
Necropoli proprietà Insinga: In un ' area della zona collinare prospiciente a Piano Marina e che scende ad Ovest verso la campagna, oltre ad un insediamento protostorico esistono pure i resti di una necropoli paleocristiana con tombe rettangolari, ricavate sulla roccia calcarea, in origine chiuse da lastre di pietra.

Torre di manfria: Un altro importante reperto che si può osservare in questa stessa contrada é una torre d ' avvistamento e difesa denominata Torre di Manfria; fu iniziata nel 1549 durante il viceregno del De Vega, ma rimasta incompiuta fu ripresa agli inizi del 1600 e completata su disegno dell ' architetto fiorentino Camillo Camilliani.
In diverse zone di Manfria (contrade Monumenti, Stallone e Mangiova), infine, sono stati ritrovati ancora altri antichi insediamenti riferibili ai periodi romano imperiale, tardo-romano e bizantino.

Necropoli di Grotticelle e Castelluccio

Tra le località d ' interesse storico e archeologico nel territorio di Gela merita attenzione la zona di Grotticelle, a circa otto chilometri dalla città, dove su un grosso sperone roccioso esiste un sito protostorico da cui successivamente é stato ricavato un complesso catacombale paleo-cristiano.
Ad ovest di questa necropoli, in contrada Spadaro, distante alcuni chilometri dalla statale per Catania, si erge su uno sperone di roccia gessosa una costruzione fortificata a cielo aperto con due torri terminali denominata Castelluccio; incerto è il periodo della sua edificazione, sembra però accertato, dalla struttura tipologica dei muri perimetrali, che risalga al XIII.

Necropoli di Disueri
Già prima che sulle coste orientali e meridionali della Sicilia si riversasse la colonizzazione greca, il territorio attorno all ' odierna Gela era, per ampio raggio, densamente abitato da gruppi più o meno forti di popolazione indigena, vivente in stadi progressivamente evoluti di civiltà, che traevano dalla pastorizia e dalla fertilità del suolo gli elementi della loro vitalità e del loro sviluppo. Più fittamente abitato ci appare il territorio di Gela fin dall ' Età del Bronzo (2000 anni a.C.), quando le culture isolane sembrano raggiungere un loro più saldo assestamento. Di esse abbiamo tracce dappertutto; da Molino a Vento a Piano Notaro (cultura di San Cono(19)), da Manfria a Desusino ed in tutte le alture a Nord dell ' entroterra gelese. E proprio tra queste alture che si snodava e si snoda il fiume Gela, una via fluviale d ' estrema importanza sui cui margini delle rocce scoscese si costituì un aggregato di diversi abitati protostorici costituenti un unico organismo militare e politico, ovvero il centro protostorico della tarda Età del Bronzo del Disueri, non soltanto il più notevole di questi luoghi, ma addirittura tra i più vasti e popolosi della Sicilia, paragonabile a quello di Pantalica.   Come nei villaggi dei Sicani che avevano tempo prima costellato la pianura di Gela, anche qui i vari agglomerati abitativi erano fatti di capanne, a pianta generalmente circolare. Purtroppo ancora nulla si conosce come esperienza diretta di questi villaggi, dal momento che le ricerche archeologiche si sono indirizzate alle necropoli che furono cavate con meravigliosa industria sui fianchi e sulle balze delle diverse alture in corrispondenza dei villaggi che ne occupavano la sommità. Fino ad oggi le tombe esplorate si aggirano attorno alle duemila contro altre migliaia che ancora risultano non censite. I reperti trovati fino ad oggi dentro le tombe a colombaia scavate nella roccia sono costituiti soprattutto da ceramica a superficie rossa traslucida e da oggetti in metallo come fibule, spade, rasoi, ecc.
 
Testo di Nuccio Mulè tratto dalla pubblicazione "Conoscere Gela"
 
La Torre di Manfria
Nel XVI secolo i paesi costieri della Sicilia erano soggetti a frequenti incursioni non solo di nemici, ma anche di corsari africani. Il governo spagnolo pensò prudentemente di proteggere le coste con la costruzione di torri, disposte sul litorale in modo che dall' una si vedesse l'altra. Gli uomini destinati alla loro custodia avevano il compito di avvertire durante la notte la città più vicina accendendo tanti fuochi quante fossero le navi nemiche, o corsare, viste durante il giorno. Le varie torri comunicavano tutte tra loro, cosicchè in meno di un'ora l'avviso di un pericolo incombente faceva il giro dell'isola. Queste torri, tra cui quella di Manfria, nel territorio di Terranova, furono costruite a partire dal 1554, ad opera del vicerè Giovanni Vega, ed erano alla dipendenza della Deputazione del regno.

Il Parlamento Siciliano, nella seduta tenuta a Palermo il 9 aprile 1579, deliberò il finanziamento delle spese di manutenzione delle torri, nonchè del salario dei torrieri, della fornitura delle armi necessarie e del relativo munizionamento. In quell'occasione venne stabilita la concessione di un donativo di diecimila scudi annui per questa importante necessità e tutela di tutto il regno. Oltre a queste torri (in tutto trentasette, dipendenti dalla Deputazione del regno), ne furono costruite delle altre a cura dei Senati della varie città.

Sul litorale di Terranova, la torre di Manfria fu eretta nelle vicinanze del Piano della fiera, ove nei secoli passati c'era una famosa città, chiamata dagli storici Ancira, antichissima colonia di Eraclea Meridionale (Gela). Essa si presenta con un'architettura essenziale e volumetricamente regolare e spicca da una pianta quadrata, su un basamento parallelepipedo che serve da innesto ad un tratto a tronco di piramide, sovrastato da un volume chiuso con tetto a due falde. Due affacci diagonali a mensola permettevano ai torrieri di sporgersi oltre le pareti dell'edificio per meglio perlustrare il mare ed effettuare segnalazioni.

La torre di Manfria, detta pure di Ossuna, dal nome del vicerè Pietro Giron, duca di Ossuna, sorge su un poggio, sulla costa alta, a poca distanza dal mare. Il monumento, che ha subito nel passato grossolane modifiche, si presenta oggi in precarie condizioni statiche, ed è abbandonato alla furia degli elementi atmosferici e dei vandali.
 
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